“Non è protesta ma voglia di cambiamento, collaboriamo con tutti”
Matteo Renzi ha deciso: la prossima chance se la giocherà, cambiando la propria immagine pubblica. Provando ad apparire più «umano», più «sentimentale», più «emozionato». E al tempo stesso meno arrogante. Perché, sostiene Renzi, «è su questi messaggi che si vincono o si perdono le elezioni». Consigliato da chi ritiene «troppo invadente» la sua immagine, Renzi se lo ripeteva da due mesi: Matteo devi apparire più sorridente, meno aggressivo. Facile a dirsi, complicato a farsi. Ma ora, dopo la “sveglia” delle amministrative – flop a Roma, Napoli e Torino, i 19 ballottaggi vinti dai Cinque Stelle, i comuni persi in Toscana – il presidente del Consiglio si è deciso di passare ai fatti e ha dato un primo saggio del nuovo stile nel corso di una breve conferenza stampa: per una ventina di minuti, è andato in scena un “altro Renzi”.
Dopo la lunga notte elettorale e il silenzio del presidente del Consiglio tutti aspettavano un suo primo commento ufficiale sul voto e invece Renzi è apparso alle quattro del pomeriggio nella sala dei Gonfaloni di palazzo Chigi, quella che ospita gli “speach” dei leader internazionali, affiancato da Massimo Bottura, lo chef che ha vinto il premio per il miglior ristorante al mondo, secondo ’The World’s 50 Best Restaurants’. I due, per un quarto d’ora, hanno parlato di grana, casali e materie prime. Un tocco apparentemente surreale, ma in Renzi nulla è casuale: con Bottura ha creato l’atmosfera “giusta” per la successiva esternazione.
Che si svolge all’insegna del “buonismo” e del Renzi uomo di Stato, capace di riconoscere le vittorie degli altri: «Confermiamo che il voto ha ragioni di forte valenza territoriale ma c’è un elemento nazionale: una vittoria netta e indiscutibile nei comuni dei 5 stelle contro di noi». E invece della consueta aggressività, ecco Renzi distribuire ramoscelli di ulivo: «Il giorno dopo le elezioni bisogna lavorare per gli italiani: prima delle divisioni di parte ci sono i valori. E allora da Virginia Raggi, all’ultimo sindaco, rivolgo a tutti l’augurio più cordiale di buon lavoro». Un Renzi improvvisamente ecumenico: «Il governo aiuterà i sindaci a fare il bene dei propri concittadini». E in una escalation da “statista” ha concluso: «Chi vuole la collaborazione istituzionale può contare sul totale impegno del governo».
Considerazioni che dovrebbero rientrare nella fisiologia dei rapporti tra sindaci e governi, tanto è vero che neppure durante la guerra fredda la Dc boicottò i comuni rossi, infatti Renzi se ne rende conto e aggiunge: «è quasi banale quel che dico». D’ altra parte quel che sta a cuore a Renzi è mostrarsi buono e giusto e dunque ecco aggiungere: «Grazie anche ai candidati sindaco, anche non del mio partito, che hanno corso e non ce l’hanno fatta».
Anche la lettura politica del voto è avvolgente: «Non è un voto di protesta ma di cambiamento non solo nei comuni in cui ha vinto M5S. Ha vinto chi ha interpretato meglio l’ansia di cambiamento», «le elezioni si sono vinte sull’ansia di cambiare i territori più che sulla protesta, la rabbia o su atteggiamenti populisti». Renzi dice di voler affrontare l’analisi del voto nella Direzione del Pd di venerdì prossimo ma si lascia sfuggire una battuta che fa capire cosa abbia in testa per la propria “narrazione”, come la chiamano gli esperti di comunicazione: «In direzione affronteremo un altro tema: come riusciremo a dare un messaggio forte dal punto di vista del sentimento, dell’emozione, della umanità». La nuova trinità di Matteo Renzi. Durerà?
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