La tirannia della felicità (l’editoriale di David Oddone)

Un interessante servizio, dell’analista e consulente Monica C. Parker sulla Cnn, non solo mi trova pienamente d’accordo, ma ha ampliato i miei orizzonti.

Viviamo in un’epoca paradossale: da un lato, i media ci bombardano con immagini di guerre, crisi e violenze; dall’altro, la cultura dominante ci spinge ossessivamente verso un ideale di gratificazione irraggiungibile. È la tirannia della felicità, un’illusione collettiva che ci allontana dalla realtà e ci rende incapaci di affrontare le emozioni negative.

Negli ultimi anni, la felicità è diventata un vero e proprio business. Dalle aziende con i loro “Chief Happiness Officer” al World Happiness Report, sembra essere il nuovo Eldorado, un obiettivo individuale trasformato in merce da consumare.

Ma questo incessante perseguimento della felicità ci fa perdere di vista la complessità della vita. Essa non è un dono degli dei, ma una conquista interiore, come già sosteneva Socrate. Invece, oggi siamo tempestati da messaggi che la trasformano in un diritto, in un prodotto da acquistare.

E se sbagliassimo obiettivo? Invece di inseguire la felicità, dovremmo riscoprire la meraviglia. Quell’emozione profonda che proviamo di fronte alla bellezza del mondo: un tramonto mozzafiato, una montagna imponente, la fragilità di un neonato. La meraviglia non cerca di nascondere le ombre, ma le integra, rendendo la nostra esperienza umana più ricca e completa.

La meraviglia ci permette di vedere la realtà con occhi nuovi, di apprezzare la complessità della vita e di trovare significato anche nelle difficoltà. Ci rende più flessibili, creativi ed empatici. Studi dimostrano che chi sperimenta la meraviglia è più soddisfatto, meno stressato e gode di una migliore salute fisica.

In una società che ci spinge verso una gratificazione superficiale, dovremmo avere il coraggio di fermarci e riflettere su cosa significhi davvero vivere una vita piena. La meraviglia ci offre una via d’uscita dalla tirannia della felicità. Ci invita a guardare oltre l’immediato, a vedere la bellezza nel caos e a trovare pace nella consapevolezza della nostra fragilità.

Come diceva Einstein: “Colui che non riesce più a provare né stupore, né sorpresa è come morto; i suoi occhi sono chiusi”. Forse la chiave per una vita autentica non è inseguire la felicità, ma più semplicemente mettere giù lo smartphone e aprirci alla meraviglia del mondo che ci circonda.

 

David Oddone

(La Serenissima)

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