La Toscana si “regala” una Scuola di politica. Ed è subito polemica

Con un investimento di centomila euro all’anno per tre anni il Consiglio regionale della Toscana ha istituito una “scuola di politica“, dando vita ad una fondazione ad hoc. Proposta dal Pd tramite il consigliere Paolo Bambagioni, è stata approvata a maggioranza nell’ultima seduta consiliare della legislatura, con il voto contrario delle opposizioni (Lega, Forza Italia, FdI e M5S). Dalla Regione fanno sapere che non saranno previsti gettoni di presenza o indennità, però il costo minimo per tenere in vita la struttura sarà, come dicevamo, di almeno 100mila euro all’anno.

Come scrive il Tirreno la scuola è organizzata e promossa da Anci e Upi, le associazioni dei Comuni e delle Province, e lo scopo della scuola, per l’appunto, è quello di formare consiglieri comunali, assessori e sindaci. Eugenio Giani (Pd), candidato del centrosinistra alla guida della Regione, sogna in grande: “Vorrei che, sul modello dell’Ecole nationale d’administration di Parigi (Ena, ndr), diventasse la prima scuola pubblica di formazione politica”. Salta subito all’occhio che l’Ena aveva un carattere nazionale, non regionale, essendo stata istituita nel 1945 dal governo provvisorio della Repubblica francese, presieduto dal generale De Gaulle.

La sede sarà a Palazzo Panciatichi, che ospita la Pinacoteca regionale, e per organizzarla saranno avviate delle convenzioni con le tre università toscane (Firenze, Pisa e Siena) oltre che con la Scuola Normale Superiore di Pisa e l’Istituto Sant’Anna di Pisa.

Qualcuno obietta: tra tante necessità c’era proprio bisogno di una scuola politica in Toscana? “Finora non c’è stata alternativa alle scuole organizzate dai partiti – spiega Giani -.  Se volevi imparare da apprendista sindaco o assessore, dovevi rivolgerti a quelle. Invece alcuni posti saranno aperti anche a giovani che non ricoprono cariche elettive, ma vogliono arricchire il proprio curriculum per prepararsi a fare politica. In fondo, quando Napoleone creò la Normale a Pisa lo fece con questo spirito e questo scopo. Anche noi vorremmo che diventasse un centro di alto livello per gli amministratori in erba”. Il fatto che tutte le forze dell’opposizione si siano espresse contro fa pensare che la proposta non sia condivisa. Cosa che sarebbe stata utile per far partire nel migliore dei modi una realtà come questa.

Anche a sinistra, però, c’è chi storce la bocca. Uno di questi è l’assessore al Bilancio Vittorio Bugli: “Fossi stato io capogruppo non l’avrei mai fatta passare, tanto meno nell’ultima seduta della legislatura”. La critica, neanche troppo velata, è sull’opportunità di prendere una decisione del genere all’ultimo tuffo. Non avrebbe avuto più senso attendere la nuova legislatura, visto e considerato che non si tratta di un’emergenza?


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