L’unica risposta è quella dell’aumento delle tasse, mentre le politiche di taglio della spesa non emergono con la necessaria intensità. La spesa corrente nel 2010 ha di nuovo sfondato quota 90% in aumento anche la voce stipendi.
Ebbene nel 2011 lo Stato per la prima volta abbia messo in atto una timida inversione di tendenza nell’espansione della spesa pubblica riuscendo a contrarre la spesa corrente, i dati sulla tenuta del bilancio sono realmente preoccupanti. A renderlo noto è la Commissione di controllo della Finanza Pubblica che sebbene non abbia potuto sottoporre ad un attento giudizio il risultato dell’assestamento di bilancio 2011 e non sia ancora stata in grado di formulare un parere sul bilancio di previsione per il 2012, avverte con fermezza che: “ Gli sforzi profusi per contenere i costi non sono sufficienti per mettere in sicurezza i conti pubblici” e quindi sollecita il governo per il 2012 a non prevedere politiche di sola introduzione di imposte, ma di assicurare tagli alla spesa sufficenti a mantenere l’equilibrio. Se in passato eravamo abituati ad ascoltare il monito della Commissione di controllo sui conti dello Stato sapendo che il grido di allarme che si levava ormai dal 2008 era oggetto anche della spiccata personalità del suo presidente, il compianto giudice Costanzo, il campanello di allarme suonato oggi non si differenzia nei contenuti mettendo all’esame sopratutto i dati noti alla Commissione e cioè quelli che mettono a confronto il bilancio consuntivo del 2010 raffrontandolo con quello del 2009.
Ebbene le risultanze fanno tremare i polsi. Innanzi- tutto l’esame dell’indice di autonomia finanziaria che scende dallo 0,28 al- lo 0,27 consolidando la posizione del quoziente in zona di pericolo ed indicando un’estrema fragilità della struttura della finanza pubblica, dato confermato dalla forte contrazione delle disponibilità liquide passate da 256 milioni del 31 dicembre 2009 a 218 milioni nel 2010, ma date ancora in contrazione nei primi 10 mesi del 2011. (…)












