La Tribuna sulla vicenda ”Credito sammarinese”

Gli sportelli rimarranno temporaneamente chiusi”, questo il laconico messaggio che dipendenti e clienti del Credito Sammarinese hanno visto esposto ieri mattina presso la sede principale dell’istituto bancario e presso la filiale del World Trade Center. Un messaggio che fa tremare i polsi sia dei dipendenti che dei risparmiatori, poichè, quello della chiusura degli sportelli, rappresenta forse uno degli atti più gravi che può subire un istituto di credito che basa la sua attività sulla fiducia del pubblico. Eppure la decisione di nominare Maurizio Faraone commissario straordinario, dopo che Banca Centrale ha sospeso gli organi amministrativi della banca, è emblematica. Una decisione nata molto probabilmente nello stretto scambio di opinioni che sta intercorrendo in queste ore febbrili fra il magistrato titolare dell’inchiesta, Rita Vannucci e i vertici di Banca Centrale. La questione infatti non ha caratteri di natura solo amministrativa, ma sopratutto ora interessa capire cosa ci facesse Vincenzo Barbieri nella piccola banca sammarinese e per quale motivo la sua presenza non fosse stata oggetto di accurata indagine. La segnalazione all’Aif della presenza di un conto corrente intestato a Barbieri (clan Mancuso), narcotrafficante di primo piano nel commercio di cocaina fra Colombia e Italia, fu data agli inizi del 2011 e cioè quando venne arrestato (e poi rilasciato) dalla procura di Bologna. Come è potuto accadere che prima di quella data non si fosse a conoscenza delle qualità del personaggio? Chi lo ha presentato alla banca? Il Barbieri era cliente di un famoso studio di commercialisti bolognesi con prestigiosa sede in via Ugo Bassi al numero 7, lo studio Giannone- Bruni, finiti recentemente nel vortice dell’inchiesta del calcio scommesse e ancor prima entrati nell’inchiesta ‘Golden Jail’ che portò al sequestro di circa 10 milioni di euro riconducibili a Barbieri e a un altro personaggio della criminalità calabrese, Francesco Ventrici. Di certo le indagini del Commissario Rita Vannucci stanno scandagliando anche queste posizioni sia per ‘motu proprio’ ma anche su sollecitazione della Procura di Bologna, il cui capo, Roberto Alfonso, già 10 giorni fa aveva richiamato l’attenzione sui pericoli di tali infiltrazioni nell’economia locale.