La Valconca si spacca sulla fusione. Due vittorie del ‘sì’ e una del ‘no’: questo il risultato finale del referendum sull’accorpamento di Saludecio, Mondaino e Montegridolfo. Il fronte del ‘sì’ si è imposto a Montegridolfo e Mondaino, rispettivamente con 405 (92,95%) e 412 preferenze (68,55%). Risultato opposto a Saludecio (il più popoloso dei tre), dove la partita è stata molto più combattuta: alla fine 612 cittadini hanno bocciato il Comune unico (58,11%), mentre quelli a favore sono stati 439 (41,69%). Il sogno della fusione appare ora più lontano (considerato anche il ‘peso’ in termini demografici di Saludecio), ma la porta non è ancora del tutto chiusa. L’ultima parola spetta infatti all’assemblea regionale dell’Emilia – Romagna, che nelle prossime dovrà prendere una decisione tenendo conto sia delle preferenze totali che del parere dei consigli comunali.
I SINDACI dei tre borghi si sono impegnati a rispettare l’esito del referendum, anche se complessivamente le schede a favore del ‘sì’ sono state 1.256 (61,59%), contro le 824 del no (39,36%). Un margine non certo esiguo: ecco perché, alla fine dei conti, il matrimonio potrebbe essere celebrato ugualmente. Se così fosse (ma ora l’ipotesi appare più incerta), le tre realtà della Vaconca darebbero vita ad un solo Comune di 61 chilometri quadrati (il primo per estensione nella zona sud della provincia) e di 5.500 abitanti.
Sopra le aspettative l’affluenza a Mondaino e Montegridolfo: qui i votanti sono stati rispettivamente 601 (52,77% degli aventi diritto) e 439 (51,46%). Un buon risultato, se paragonato a quello del referendum svoltosi nel 2015 a Montescudo e Monte Colombo. In coda Saludecio, dove alle urne si sono recati in 1.053 (40,74%). Gli aventi diritto erano complessivamente 4.575: al referendum hanno partecipato in tutto 2.093 cittadini (oltre il 45%). Ieri alle 14 l’affluenza viaggiava ancora tra il 14,89% di Saludecio e il 16,30% di Montegridolfo: poi nel corso del pomeriggio le percentuali si sono inaspettatamente impennate. I votanti hanno dovuto scegliere anche il nome da assegnare eventualmente al nuovo ente. Otto le opzioni: Castelli Malatestiani, Cinquecastelli, Valtavollo, Treterre, Alto Tavollo Sant’Amato, Trecastelli di Romagna e Terre Malatestiane. Lo spoglio delle schede è andato avanti fino a tarda notte. Nel caso la fusione andasse in porto, il Comune unico potrà festeggiare con 8,5 milioni di finanziamenti distribuiti nei prossimi anni: dalla Regione arriverebbero 140 mila euro all’anno, per la durata di 15 anni, oltre ad un ulteriore contributo straordinario annuale in conto capitale di 150 mila euro per i primi tre anni. Importi ai quali si aggiungerebbe un altro contributo statale di 599mila euro all’anno per la durata di un decennio. Ieri anche altri 13 Comuni dell’Emilia Romagna sono andati al voto per la fusione: Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice nel bolognese, Mirabello e Sant’Agostino nel ferrarese, Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza in provincia di Reggio Emilia, Bettola, Farini e Ferriere, da un lato, e Ponte dell’Olio e Vigolzone nel piacentino. Il Resto del Carlino
