Mi è dispiaciuto perché sembra che abbia insistito io, ma non è così. Ricordo che il direttore generale per gli affari europei Luca Brandi mi disse: ”Meno male che c’è Sandro che ci aiuta”. Gozi al negoziato stava favorendo tutto il sistema paese.
Sul sito GiornaleSM il candidato di Macron ha confermato la nostra ricostruzione e allora il quotidiano sammarinese L’Informazione è uscita una velina intitolata ”Ambasciatori Albertini e Frazier confermano versione di Renzi su Gozi”. Si tratta di un comunicato senza firma il cui contenuto pare concordato dalle due diplomatiche. Ma secondo Gozi non è così: la dichiarazione ”non è congiunta delle due ambasciatrici, ma unicamente del segretario di stato (Renzi ndr)”.
Ma chi dice il vero? A quanto risulta alla Verità la Tomasetti venerdì scorso ha depositato in tribunale dei documenti che puntano a smentire Renzi quando dice che con la consulenza di Gozi ”non c’entra nulla”. Infatti tra le carte consegnate dalla Tomasetti ci sarebbe anche il verbale del 25 giugno 2018 del comitato strategico per la stabilità finanziaria, organismo di vigilanza varato dal governo.
In quella sede la Tomasetti preannunciò la volontà di proporre al consiglio direttivo della Bcsm Gozi come ”advisor” e ”chief negotation officer” (capo negoziatore per la Banca Centale) per accelerare il processo di accordo con l’Unione Europea, anche utilizzando ”le sue esperienze e le sue relazioni’‘. Il presidente, a quanto ci risulta, si premurò di sottolineare che Gozi era una ”persona politicamente coinvolta”’ (anche se non era più al governo) e andava ‘‘valutata attentamente”.
Nell’occasione Renzi si pronunciò ‘‘favorevolmente in merito alla proposta sottolineando che per la Repubblica la fase di negoziato con la UE è fondamentale e che pertanto relazioni ad un livello elevato possono rivelarsi importanti”.
Al termine della discussione il comitato ”nel rispetto delle autonomie di Banca Centrale” espresse ”orientamento favorevole rispetto all’attivazione di una collaborazione con il dottor Sandro Gozi.
Anche l’allora segretario alle Finanze Simone Celli diede parere positivo: ‘‘Prendemmo atto della decisione della BCSM e non intravedevamo condizioni ostative a quella consulenza, anche se non vi era competenza da parte della politica” ricorda lo stesso Celli. Il quale, tre giorni dopo il comitato, partecipò con Nicola Renzi e Gozi all’assemblea dei soci della Bcsm, dove, nelle stesse ore, era in votazione la consulenza.
Il trio, apparentemente affiatato, avrebbe dato ai membri del consiglio direttivo presenti plastica dimostrazione del favore del governo per quell’incarico. Dieci mesi dopo nessun politico di San Marino vuole ammettere di aver avallato la consulenza di Gozi, promesso sposo di Macron.
La Verità