In una Repubblica che si vanta di essere la più antica del mondo, ci si aspetterebbe trasparenza. Ci si aspetterebbe che i cittadini venissero messi in condizione di capire, valutare, decidere.
E invece no. Ancora una volta, il potere decide nell’ombra. Lo fa in silenzio, in “seduta segreta”. Lo fa con una parola che sembra innocua ma che, nella sua ambiguità, rischia di essere devastante: addendum.
Ce lo vendono come una “nota tecnica”, un’aggiunta chiarificatrice all’accordo di associazione con l’Unione Europea. Una postilla, un’integrazione “non vincolante”, quasi un gesto di cortesia. Ma quando un governo rifiuta di far leggere un documento che ha rilevanza costituzionale, quando i cittadini vengono sistematicamente tenuti all’oscuro, allora quella cortesia si trasforma in insulto all’intelligenza del Paese.
Cosa c’è scritto nell’addendum?
Nessuno lo sa. Non i cittadini, non i giornalisti, non gli operatori economici, non i professionisti del diritto. Non lo sa nessuno, a parte quei pochi consiglieri che hanno avuto il privilegio di leggerlo – a porte chiuse e senza possibilità di divulgarlo.
Il Segretario Beccari, che dovrebbe rappresentare tutti noi, si è limitato a rassicurazioni vaghe: “è solo un chiarimento all’articolo 88”, “non cambia nulla dell’accordo”, “serve per andare incontro alle esigenze dell’Italia”. Ecco, è proprio questa la frase che dovrebbe farci sobbalzare sulla sedia:
“andare incontro alle esigenze dell’Italia”.
Da quando la Repubblica di San Marino scrive i propri atti internazionali per rispondere ai desideri dell’Italia?
Quali sono queste esigenze italiane? Cosa pretendono i nostri vicini?
E soprattutto: cosa abbiamo concesso noi in cambio?
L’ipotesi peggiore è anche la più logica. Quando non si sa nulla, si può solo pensare male. E nel caso dell’addendum, il sospetto non solo è legittimo: è necessario. Perché nessun governo sano di mente nasconderebbe un documento neutro o vantaggioso.
Si nasconde ciò che può scatenare proteste, opposizione, indignazione.
E allora ipotizziamolo, questo scenario che nessuno vuole dire ma che tutti temiamo: che l’addendum preveda la totale cessione della sovranità finanziaria di San Marino all’Italia.
Che il nostro sistema bancario venga posto sotto una forma di vigilanza esterna, che le nostre decisioni su banche, assicurazioni, investimenti, passino sotto il vaglio – o meglio, il controllo – delle autorità italiane, con la benedizione dell’UE.
Che San Marino si trasformi in un satellite finanziario di Roma, con la facciata di Stato indipendente ma l’anima blindata in un trattato che nessuno ha votato.
Sovranità ceduta senza referendum? Non c’è referendum all’orizzonte.
Nessuna vera consultazione popolare. Solo una “strategia comunicativa” affidata a chi ha già deciso tutto. Un copione che si ripete, con i cittadini ridotti a spettatori passivi di un teatro già scritto.
E attenzione: questo addendum non è un dettaglio. Non è un’annotazione a margine. È parte integrante di un accordo internazionale. E come tale, diventerà vincolante per il nostro ordinamento, generando effetti giuridici, economici e costituzionali.
Senza dibattito e senza trasparenza.
A chi giova questo silenzio? Di certo non ai cittadini. Di certo non alle imprese che già vivono con incertezza l’accordo con l’UE, come dimostra il recente sondaggio della Camera di Commercio di Andorra dove il doppio degli imprenditori è contrario all’accordo rispetto a chi lo sostiene. E la gran parte di loro non ha ancora capito cosa comporti davvero.
Come può esserci fiducia, se il governo non mostra nemmeno le carte? Come può esserci consenso, se il popolo viene escluso sistematicamente dal processo decisionale?
Questo silenzio giova solo a chi potrebbe aver già deciso di svendere il Paese. A chi tratta alle nostre spalle. Magari a chi forse ha già stretto accordi riservati in nome e per conto nostro, e non parlo del governo.
E se davvero non c’è nulla da temere, allora si pubblichi subito l’addendum, integralmente, con traduzione ufficiale, valutazione giuridica e impatto stimato. Solo così si potrà spegnere il sospetto.
Fino a quel momento, il dubbio resta legittimo. Anzi, resta l’unica difesa che ci è concessa. E in assenza di risposte, l’unica verità plausibile è la più dura: l’addendum è il cavallo di Troia con cui si svende la sovranità finanziaria della Repubblica di San Marino all’Italia, in cambio di cosa non ci è dato sapere.
Ma la storia ci insegna che le libertà perdute nel silenzio si riconquistano solo con la voce. E con il coraggio di chiamare le cose con il loro nome.
Marco Severini – direttore GiornaleSM
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