L’Africa potrebbe diventare la nuova Cina. Questa è la previsione lanciata dal Financial Times, che si spinge addirittura a fissare una data. Entro 50 anni l’etichetta Made in Africa prenderà il posto della più nota dicitura Made in China. Non solo: i prodotti cinesi a basso costo che oggi abbondano sugli scaffali occidentali saranno sostituiti da quelli africani. Una trasformazione simile del Continente Nero non è certo scontata, ma ci sono i prodromi perché ciò possa presto diventare realtà.
La Cina in Africa
Le previsioni, si sa, sono fatte per essere smentite eppure in Africa sta succedendo qualcosa di importante. La Cina è il motore principale della mutazione africana. I dati del China Investment Global Trackerraccontano che dal 2005 al 2018 Pechino ha investito in loco 299 miliardi di dollari e altri 60 seguiranno presto la stessa strada. È pur vero che gli investimenti cinesi in alcuni Stati africani hanno fatto schizzare il debito dei governi locali alle stelle, arrivando a toccare quota 130 miliardi di dollari negli ultimi 18 anni; ma dall’altra parte grazie al Dragone sono sorte infrastrutture necessarie come strade, ferrovie, porti e aeroporti.
Emulare il miracolo cinese
Da 15 anni a questa parte la quasi totalità dei Paesi africani sta attraversando una crescita economica. I settore dei servizi e delle telecomunicazioni si stanno diffondendo a macchia di leopardo in tutto il continente. Basti pensare che l’utilizzo di cellulari, internet e servizi finanziari vari ha raggiunto picchi elevati nonostante la povertà di alcune aree. Dire che l’Africa è in procinto di risolvere i suoi problemi è sbagliato, ma sicuramente gli interessi della Cina nella regione aiuteranno il Continente Nero a uscire dalle sabbie mobili. L’emulazione africana del miracolo cinese rappresenta una soluzione plausibile e un buon punto di partenza. Imitare i passi del Dragone significa investire nel settore industriale e basare la propria economia sulle esportazioni di beni a basso costo. Proprio come a suo tempo fece la Cina.
Un nuovo avversario commerciale
Qualora l’Africa riuscisse davvero a diventare la nuova Cina, allora questo Continente rappresenterebbe un avversario per la stessa Cina. Alle merci prodotte nel Continente Nero servono appena una quindicina di giorni per approdare in Europa con un trasporto via mare; i beni cinesi impiegano quasi due mesi. Certo, da qui a quando l’Africa ricoprirà (se mai lo farà) questo ruolo, la Cina avrà probabilmente smesso del tutto di essere la fabbrica del mondo. Però esiste anche il rischio che Pechino punti sulle esportazioni manifatturiere in Europa; molto dipenderà dall’esito della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Di sicuro una prospettiva come questa creerà non pochi problemi all’economia europea, che potrebbe essere invasa da merce di bassa qualità per una seconda volta, dopo l’ondata cinese degli anni ’90.
Infrastrutture e tecnologie
Nel frattempo, però, la Cina sta allevando una nuova classe dirigente africana senza intromettersi negli affari di politica interna. Gli investimenti cinesi in Africa creano infrastrutture basilari, utili sia dal punto di vista civile che commerciale. Lo step successivo per Pechino sarà piantare nel contesto sub-sahariano il seme delle nuove tecnologie: auto elettriche, intelligenza artificiale, sistemi di videosorveglianza e via dicendo. In effetti sempre più Paesi africani hanno effettuato un salto tecnologico enorme, passando dall’uso di tecnologie obsolete all’avere tra le mani i dispositivi più moderni e avanzati. Se i politici africani non sprecheranno queste piccole sacche embrionali di sviluppo, sì: l’Africa potrebbe davvero diventare la nuova Cina. Il Giornale.it