
Non è più tempo di pretattiche e rinvii. I leader di centrodestra si ritrovano oggi per discutere a tutto tondo del programma, delle liste e delle regole per i collegi per sciogliere i nodi ancora da districare. L’appuntamento è fissato per le 17 a Montecitorio, una sede istituzionale come da richiesta di Fratelli d’Italia. Le presenze saranno al massimo livello. Ci saranno Silvio Berlusconi, con Antonio Tajani e Licia Ronzulli, Matteo Salvini con Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli, esperto di leggi elettorali e collegi, Giorgia Meloni con Ignazio La Russa, Lorenzo Cesa e Antonio De Poli per l’Udc e Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia.
Dopo le schermaglie di questi giorni sulla premiership il clima sembra si stia rasserenando. Il punto più delicato resta quello della distribuzione dei collegi. Come in ogni trattativa è probabile che si cerchi una mediazione. Fratelli d’Italia ha chiesto il 50% dei collegi. Forza Italia e Lega inviteranno ad abbassare le pretese. La questione in realtà non è tanto sulle percentuali quanto sulla selezione dei collegi da assegnare, tra blindati, contendibili, improbabili e quasi impossibili. In questo senso si utilizzerà l’algoritmo del centrodestra già utilizzato nel 2018. Nella distribuzione dei seggi si terrà conto anche dei sondaggi regionali, con Forza Italia e Lega che chiedono comunque che si faccia una media, tenendo conto dei risultati storici.
Sulla questione della premiership è probabile che si vada verso un’intesa che preveda la possibilità per ogni partito della coalizione di proporre un proprio candidato.
In questo modo ciascuno potrebbe esaltare la propria identità e la propria proposta, senza rischiare di disperdere i voti dei moderati.
Anche se da Fratelli d’Italia fanno notare che nel sondaggio Quorum Youtrend per SkyTg24 l’86% degli elettori di centrodestra giudica Giorgia Meloni come una buona presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi, però, parlando con il Corriere della sera, getta acqua sul fuoco e invita ad affrontare la questione con i giusti tempi. «Io non riesco ad appassionarmi a questo problema, e non credo appassioni gli italiani. Del resto non mi pare che i nostri avversari abbiano indicato un candidato premier. Perché questa pressione su di noi?».
Fratelli d’Italia, comunque, continua a insistere sulla necessità di mettere in chiaro che il premier spetterà al partito che prenderà anche un solo voto più degli altri. E ha già convocato per giovedì alle 12 la direzione nazionale, allargata ai parlamentari e ai coordinatori regionali, in cui ribadirà questa posizione a costo di arrivare a una votazione interna sulla guida a Palazzo Chigi e sulla quota dei seggi.
Ignazio La Russa, peraltro, non esclude un allargamento della platea dei partecipanti al vertice. «Come è giusto che sia, essendo la Lega attualmente il partito numericamente più consistente, è stato Salvini a invitare chi parteciperà domani al vertice. Ne ho parlato con Giorgia Meloni. La presenza o meno di Toti, tanto per fare un nome, potrebbe essere, secondo me, un ulteriore allargamento utile». Maurizio Lupi, invece, esprime un auspicio: «Dobbiamo uscire dal vertice uniti e convinti rispetto alla proposta di governo. Poi ognuno, nella differenza, porterà il suo contributo» dice a margine della presentazione del simbolo con cui Noi con l’Italia correrà nelle elezioni del 25 settembre. «La nostra storia, la storia dei moderati, è la storia del centrodestra da 30 anni».
Antonio Tajani, invece, si è già confrontato nel giro di 48 ore con i venti coordinatori regionali per iniziare a impostare le liste.
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