L’amore secondo Dalva per il padre pedofilo

(di Francesco Gallo) (ANSA) – ROMA, 09 MAG – Dalva, dodici anni, non ha occhi che
per il padre pedofilo, anche se la violenta e la veste sexy da
quando ne aveva nove. Per lei è normale fare l’amore con lui, lo
ama e cosi quando gli assistenti sociali vengono a salvarla e la
allontanano dal padre non capisce proprio quello che succede e
subito li accusa: “Per colpa vostra lui non mi ama più “.
    Questo è L’AMORE SECONDO DALVA, straordinario film della regista
Emmanuelle Nicot, e con protagonista la giovanissima e
talentosa Zelda Samson.
    Due premi a Cannes, alla Semaine de la Critique, e ora in sala
con Teodora dall’11 maggio, il film ha tra i molti meriti quello
di non giudicare. Anzi di mostrare come può, senza una
prospettiva morale acquisita e consapevole, essere puro l’amore
di questa ragazzina verso il padre.
    A cambiare le cose, ma molto lentamente, una casa famiglia e
l’amicizia di una coetanea, Samia (Fanta Guirassi), che sta
messa solo un po’ meglio di lei: la madre si prostituisce in
casa e lei nel frattempo fuma nell’altra stanza.
    Dalva, solo molto lentamente, imparerà, tra ironia e tenerezza,
a guardare il mondo da una prospettiva diversa e a
riappropriarsi della sua infanzia.
    “L’idea del film – spiega la regista – nasce da un insieme di
spunti diversi. Innanzitutto ci sono i temi dell’influenza e del
controllo, che per me sono molto importanti. Inoltre, durante le
riprese di À L’ARRACHÉ, il mio ultimo cortometraggio, ho passato
molto tempo in un centro di prima accoglienza per adolescenti:
una cosa che mi ha colpito è che tutti i bambini e i ragazzi che
erano lì per comprovati abusi in famiglia, continuavano in ogni
caso a stare dalla parte di quest’ultima, sostenendo che il
sistema giudiziario sbagliasse a tenerli in un centro. Due di
questi ragazzini poi – ha continuato la Nicot – li ho seguiti
per anni, arrivando a scoprire il loro viaggio dall’idea di
separazione dalla famiglia a quella di vera e propria ‘liberazione’”.
    E ancora la regista: “Dalva è completamente sotto l’influenza
del padre, fino a quando questo non viene arrestato. Scopriamo
infatti che non è mai andata a scuola, che è cresciuta senza la
presenza della madre e senza riferimenti con il mondo esterno.
    Per far fronte a questa situazione Dalva si è rifugiata in una
negazione estremamente potente, raccontando a se stessa che lei
e suo padre vivono una storia d’amore che nessuno può capire.
    Dalva ha interiorizzato l’idea che è in quel luogo e con
quell’aspetto, vestendosi e truccandosi come la donna da cui il
padre è stato abbandonato, che può ottenere l’amore di
quest’ultimo. Per mantenere questo amore, di cui ha un vitale
bisogno – dal momento che non riceve amore da nessun altro – non
ha mai messo in discussione questa situazione”. (ANSA).
   


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