
Un’annotazione riservata, scritta dalla Digos, rivelerebbe due verità su quanto successo sabato a Roma in occasione della manifestazione anti green pass. Primo: che le autorità deputate avrebbero incredibilmente sottovalutato il pericolo Forza Nuova. Secondo: che il corteo verso la Cgil sarebbe stato addirittura “permesso”, dando così il “La” all’assalto alla sede del sindacato. Poi distrutta.
La notizia è clamorosa. E mette sul banco degli imputati il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, di fatto responsabile – almeno politicamente – della gestione dell’ordine pubblico sul suolo italiano. Invece, anche se non si capisce bene perché, Repubblica – che ha rivelato il rapporto della Digos – utilizza la prova regina dell’impreparazione del Viminale per “smentire” il presunto “complotto ai danni della destra politica del Paese”. Perché? Mistero. A ben vedere Meloni nel suo intervento alla Camera aveva accusato il ministro di essere a conoscenza delle pregresse attività criminali di Giuliano Castellino e di “non aver fatto nulla”. Di una “sostanziale incapacità” nella gestione della piazza. Ma soprattutto aveva osato dire che quanto “accaduto sabato è stato volutamente permesso”. Certo: poi ha parlato di “strategia della tensione” e “anni più bui della Repubblica”. Ma il punto ora è un altro: è vero o non è vero che il blitz verso la Cgil è stato “concesso” dalle autorità ai leader di Forza Nuova?
L’avvocato degli arrestati lo aveva già dichiarato: “C’era un accordo con la Digos”, se “avessero detto ‘non ci rompete le scatole’, alla Cgil non sarebbe andato nessuno”. Una versione smentita da fonti della Digos senite dall’Agi, secondo cui i manifestanti sarebbero partiti “ben prima di una qualsiasi forma di autorizzazione”. Insomma: “Gli è stato detto di aspettare, ma formalmente non avevano avuto l’autorizzazione. Tuttavia, l’annotazione – redatta della I sezione della Digos della Questura di Roma (II Settore Destra Antagonista) – sembra confermare il via libera. Tutto inizia a Piazza del Popolo dove si radunano almeno 15mila manifestanti, molti di più – troppi – rispetto a quelli attesi da questore e prefetto. Gli agenti in strada sono pochi, come spiegato dal sindacato della Celere al Giornale.it. Ma soprattutto viene sottovalutata l’intenzione dei leader del gruppo violento. Nelle chat interne già si parlava del progetto di assaltare i palazzi del Potere. E soprattutto dal palco di Piazza del Popolo, di fronte a agenti, dirigenti, giornalisti e telecamere, Castellino annuncia urbi et orbi il progetto di attaccare la sede della Cgil. Di porta “sotto assedio”. Cosa fa il Viminale per impedirlo? Nulla. Anzi: autorizza il “corteo dinamico” verso la sede del sindacato di Landini. “Verso le 17.30, attesa l’insistente richiesta dei numerosissimi manifestanti attestati in piazza del Popolo – si legge nell’annotazione – viene loro permesso di effettuare un percorso dinamico verso la sede della Cgil”. Secondo gli arrestati, il responsabile della Digos avrebbe promesso di parlare con i suoi superiori. E dopo mezz’ora sarebbe arrivato il semaforo verde dalle alte sfere.
Stando a Rep, l’idea alla base del permesso al corteo dinamico sarebbe quello di alleggerire la pressione su Piazza del Popolo, dirigere i violenti lontano dai palazzi del governo e infine “separare” i forzanovisti dal resto dei no green pass. Errore tremendo. Forza Nuova arriva infatti davanti alla Cgil prima che la questura riesca a inviare i rinforzi ai pochi celerini presenti di fronte al portone della Confederazione generale del lavoro. Il dramma è stato tutto nell’essersi fidati di Castellino, uno che in quella piazza non doveva esserci per via dei suoi numerosi provvedimenti restrittivi: secondo l’annotazione “il fine del percorso dinamico, così come richiesto dal leader romano di Forza Nuova” era “un incontro con un rappresentate della Cgil”. Chi e perché si è fatto fregare? A scongiurare l’autorizzazione non bastavano i proclami lanciati dal palco, quando Castellino ha detto chiaro e tondo che “gli italiani liberi” avrebbero “assediato la Cgil”, chiamato Landini e lo avrebbero costretto a “proclamare lo sciopero generale” prima di ridargli “il suo palazzo”?
Il resto è cronaca di un disastro. In via Washington la polizia tenta “uno sbarramento di mezzi” per evitare “il blocco del traffico veicolare” e iniziano gli scontri. In piazza Brasile i manifestanti iniziano ad aggredire gli agenti. Poi si dividono: una parte va verso via Veneto, gli altri puntano alla Cgil. Dove ad aspettarli ci sono poche divise e i blindati, scrive Rep, sarebbero sulle ali dell’edificio. Lasciando sguarnita la porta principale, da cui Forza Nuova riesce ad entrare malmenando i residui poliziotti abbandonati al massacro. Non a caso Fdi già mette nel mirino il ministro: “Si tratta dell’ennesima conferma che il responsabile dell’Interno ha grandi responsabilità – dice Emanuele Prisco – riteniamo che per lei non ci sia altra soluzione se non quella delle immediate dimissioni”.
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