(ANSA) – ROMA, 22 MAR – Aveva tentato di colpire i cani che
si trovavano sul terrazzo di una vicina di casa, lanciando dei
sassi dal basso di una palazzina e sperando di farla franca, ma
l’uomo non ha fatto i conti con l’impianto di videosorveglianza
che la donna aveva installato a tutela dei suoi ‘quattrozampe’.
Nel confermare la condanna dell’imputato, Giuseppe M. – un
73enne di Ghedi (Brescia) – giudicato colpevole del tentativo di
fare del male ai cani della signora, fatto avvenuto nel
bresciano, la Cassazione ha respinto la tesi difensiva che ha
sostenuto che non erano utilizzabili nel processo “le immagini
degli impianti di videosorveglianza privata installati
illegittimamente” in quanto, a suo dire, erano troppo invasive
della privacy altrui. A sostegno della sua denuncia, la
proprietaria dei cani aveva allegato le riprese video che erano
l’unica prova contro l’uomo.
Con riferimento ai filmati, gli ‘ermellini’ affermano che “le
riprese video allegate alla denuncia-querela non sono soggette
alla disciplina delle intercettazioni e costituiscono invece
prove documentali legittimamente acquisibili, mentre la tutela
della riservatezza non è assoluta, ma sub-valente rispetto
all’esigenza di acquisizione probatoria del processo penale”.
Dunque fanno fede i filmati delle telecamere private, anche
quelle con un raggio d’ azione ‘eccessivo’. In favore della
proprietaria dei cani sono state liquidate, a carico di Giuseppe
M., 2.340 euro come condanna generica al risarcimento del danno.
Anche se, fortunatamente, i cani presi di mira non sono stati
colpiti, la Cassazione ricorda che – per dar luogo
all’indennizzo – è “sufficiente l’accertamento della potenziale
capacità lesiva del fatto dannoso e dell’esistenza di un nesso
di causalità tra questo e il pregiudizio lamentato, desumibile
anche presuntivamente”. (ANSA).
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