Diversi partecipanti hanno dipinto un quadro vivido di solidarietà durante l’evento sul Pianello per la pace. Ma la partecipazione numerica passa in secondo piano rispetto all’obiettivo dei promotori: testimoniare il coinvolgimento nella sofferenza dei civili, sia palestinesi che israeliani, intrappolati nel vortice del conflitto. La manifestazione è stata ispirata dalla crescente catastrofe umanitaria a Gaza, con attenzione alle numerose vittime incolpevoli, in particolare i bambini.
La sollecitazione è chiara: il Titano, simbolo di Libertà, deve farsi sentire affinché cessino le armi.
Khalil Gibran, scriveva: “Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola”.
La tragica guerra tra Israele e Hamas sta lasciando dietro di sé una scia di sofferenza insopportabile, con migliaia di bambini che perdono la vita.
Questa strage di innocenti, un orrore senza fine, sta scuotendo il mondo intero, lasciando immagini indelebili di corpi martoriati e volti puri che rimarranno impresse per sempre dentro ognuno di noi.
La guerra, indipendentemente da chi la combatta o la vinca, è un crimine contro l’umanità. Porta solo morte, distruzione e dolore. I bambini, vittime indifese, pagano il prezzo più alto in ogni conflitto, compreso quello sulla striscia di Gaza, dove sono coinvolti senza aver scelto di esserlo.
L’unica via d’uscita da tale circolo vizioso è la pace: tra Israele e Palestina, tra ebrei e arabi, tra religioni e culture diverse. Tutti dobbiamo condividere la responsabilità di chiedere la pace e fermare lo sterminio dei bambini.
Chiediamo ai cittadini di non demordere, unirsi, continuare a manifestare e soprattutto non dimenticare.
Insieme, possiamo fare la differenza. Rivolgiamo anche noi un appello ai leader mondiali e ai rappresentanti sammarinesi affinché facciano la loro parte per raggiungere la pace. La guerra è una scelta, la pace è una possibilità: scegliamo la pace.
Nonostante tutto, dobbiamo sforzarci di cercare una speranza per il futuro.
Insieme, possiamo e dobbiamo costruire un destino migliore per i nostri figli.
David Oddone
(La Serenissima)