A lla fine Giuseppe Conte ha rispettato i pronostici della vigilia. Eloquio felpato di certo non da leader di partito, svolazzi sulla transizione ecologica, silenzio sui veri problemi da risolvere. Ovvero il limite dei due mandati e i rapporti con Davide Casaleggio. Conte non sorprende e temporeggia, come ha imparato a fare a Palazzo Chigi. L’unica strategia è quella di prendere tempo e buttare la palla in tribuna. Nel frattempo però è tornato in diretta Facebook. Poco più tardi dell’ora di cena, ma comunque durante la prima serata. Proprio su questo aspetto, già a partire da giovedì sera e per tutta la giornata di ieri, i grillini si sono esercitati in pettegolezzi e dietrologie. «È tornato il metodo Casalino, Conte vuole capitalizzare tutto per aumentare il consenso personale, ma ora deve occuparsi del Movimento», confessa una fonte di primo piano dei Cinque Stelle. Deputati e senatori avrebbero preferito fare a meno dello streaming per affrontare di petto i nodi sciogliere. Nemmeno la promessa di una serie di incontri da fare dopo Pasqua ha attutito la prevedibile delusione per il debutto di Conte. Non una parola sul tema scottante del doppio mandato. Troppo poco su Rousseau, nemmeno nominata dall’ex premier nel suo intervento. È il solito temporeggiatore. Che anche giovedì sera ha parlato più da Papa straniero che da capo carismatico. Come temevano nei gruppi, è stato dato molto spazio all’azione di governo, ai risultati ottenuti a Chigi, all’Europa e all’ambiente. Al M5s solo le briciole.
«Ha detto poca roba – dice al Giornale un parlamentare al secondo mandato – anche se in realtà tutti ci aspettavamo un discorso del genere, molto poco dettagliato». La speranza è che nei prossimi incontri venga dibattuta la questione del secondo mandato. «Dobbiamo ancora aspettare di scendere nel dettaglio concreto delle questioni», aggiunge l’esponente pentastellato. In realtà sono pochi gli appigli per la quasi totalità degli eletti che sono già arrivati al secondo mandato. Ad essere salvati con la deroga potrebbero essere in pochissimi. Per gli altri si aprirà la corrida delle candidature locali e la corsa agli incarichi di partito, che comunque non saranno retribuiti. Problema che investe lo stesso Conte, in quanto non parlamentare. Il premier, in aspettativa dall’Università, potrebbe dedicarsi alla sua professione di avvocato. Ma sarebbe difficile tenersi al riparo dai conflitti di interesse.
Nel frattempo qualcuno che ha lasciato il M5s, come il deputato palermitano Giorgio Trizzino, spiega all’Adnkronos che con le dovute garanzie da parte di Conte è possibile un rientro di qualche fuoriuscito tra le fila stellate. Ipotesi non sgradita all’ex premier, ansioso di riempire i Cinque Stelle di suoi uomini fidati. In modo da creare un nuovo Movimento, ancorato al centrosinistra e modellato a sua immagine e somiglianza. A proposito di rapporti con gli alleati, si registra il faccia a faccia tra il segretario del Pd Enrico Letta e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ex capo politico del M5s. Poca politica interna per un vertice che era stato già programmato nelle scorse settimane. Anche se al tavolo della Farnesina ha trovato spazio il tema delle alleanze future tra Pd e grillini. L’importanza dell’accordo giallorosso è stata ribadita dallo stesso Di Maio nelle scorse settimane, proprio sulla falsariga della linea propagandata da Conte. Fonti vicine al ministro degli Esteri sottolineano comunque «la sintonia» tra l’ex leader stellato e il neo segretario dem.
In serata spunta l’ipotesi di una rifondazione contiana con tempi più lunghi del previsto. Infatti si potrebbe sforare oltre la deadline del 10 aprile.
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