Nell’ultima tornata consiliare è giunto in Aula, in prima lettura, il progetto di legge sulle pensioni. Una delle cose che il Governo si era impegnato di fare.
Solitamente questo tipo di progetti vengono presentati all’inizio delle legislature, per avere poi il tempo di sperimentarle e portare tempestivamente correttivi, se necessari, per trovare gli indispensabili equilibri finanziari e sociali.
In questo caso siamo invece oltre la metà della legislatura, con il mondo politico in fermento, con movimenti pubblici e, più spesso, occulti, con tensioni all’interno di forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, che potrebbero sfociare in poco più che nulla, ma anche in qualcosa che potrebbe anticipare i tempi di un evidente riassetto delle future alleanze.
La proposta di legge non ha ricevuto una grande accoglienza né da parte dei partiti di opposizione, e questo forse fa parte del gioco, ma neanche da parte dei Sindacati. I primi affermano che la cura è modesta di fronte ad un malato grave: i secondi lamentano la mancanza del necessario confronto e rifiutano la cancellazione dell’incremento del contributo da parte dello Stato.
La sensazione è che la strada per il Governo sarà piuttosto in salita e penso che lungo il tragitto avrà modo di riflettere bene sul da farsi, apportando, tra la prima e la seconda lettura in Consiglio Grande e Generale, modifiche e aggiustamenti che rendano il testo di legge aderente alla situazione e al momento storico che il Paese sta attraversando.
Già, perché quando si legifera non si può tenere conto solo di alcuni aspetti, occorre piuttosto essere consci della complessità delle problematiche e degli effetti che può produrre un nuovo intervento legislativo.
E quello attuale non c’è dubbio che sia un momento difficile per i sammarinesi: siamo tutti reduci da due anni di pandemia che ha prodotto danni sociali e sanitari considerevoli, ma anche danni economici, soprattutto ad alcune categorie di lavoratori; alcune aziende hanno chiuso, altre si sono dovute indebitare e il loro futuro è incerto; altre ancora chiuderanno i battenti alla fine dell’anno.
Ora gli effetti della speculazione internazionale, acuiti dalla guerra in atto, stanno facendo schizzare verso l’alto il prezzo del gas e dell’elettricità, che prima o poi si tradurranno in bollette più alte da pagare per tutti; i prodotti di prima necessità stanno lievitando notevolmente; le pensioni sono ferme almeno da una decina di anni; in dieci anni il carovita è notevolmente aumentato, mentre il potere di acquisto dei pensionati si è ridotto drasticamente; la classe media si sta impoverendo e i poveri che devono fare conto su associazioni caritatevoli sono sempre di più; i governi del mondo e soprattutto quelli occidentali, dimostrano tutta la loro debolezza e sembrano impotenti di fronte allo strapotere della finanza senza regole. Non c’è dubbio che questa situazione innegabile debba essere considerata parte fondamentale della complessità a cui facevo riferimento sopra.
Capisco che il nostro Paese stia attraversando un periodo complicato e mostri una sofferenza finanziaria che ormai tutti constatiamo e mi rendo conto che non sia facile trovare nuove risorse per mandare avanti la macchina statale che assorbe una percentuale altissima di bilancio solo per la spesa corrente; mi dico però che una qualche via, attraverso l’attuazione di una politica estera incisiva, supportata da tutte le forze politiche sammarinesi, deve essere trovata o perlomeno tentata, perchè la soluzione dei problemi sammarinesi non può essere quella di spremere il limone fino all’ultima goccia.
Mi auguro quindi che il Congresso di Stato, nella sua collegialità, sia propenso all’ascolto, al fine di individuare punti di incontro possibili ed equilibrati, con l’intento di non peggiorare la già difficile situazione esistente.
Augusto Casali