Riceviamo e pubblichiamo

Sono passati più di venti giorni dallo svolgimento delle elezioni politiche generali, sembrava che tutto fosse chiaro. L’esito della consultazione non lasciava dubbi e quel che da tempo si diceva, e cioè che il nuovo Governo avrebbe poggiato sull’asse DC/RETE, sembrava cosa fatta.
In effetti così è stato, in un batter d’occhio l’accordo fra DC, RETE e Motus Liberi è stato raggiunto, solo che la DC è andata meglio del previsto e Rete invece peggio, la qualcosa ha lasciato qualche perplessità, così qualcuno deve aver pensato che era meglio imbarcare anche Noi per la Repubblica, anche potendo contare su 36 consiglieri, a scanso di sorprese lungo il cammino.
Prima delle elezioni e durante la campagna elettorale non si è parlato di programmi, di cose da fare condivise e fino a questo momento non c’è stato ancora tempo per farlo; il tempo è stato tutto utilizzato prima per la suddivisione delle deleghe e poi per la scelta degli uomini che devono ricoprirle. E’ stata una dura battaglia interna alle varie forze politiche che dovranno costituire la nuova maggioranza e il nuovo Governo, nessuna esclusa.
I mal di pancia in giro sono parecchi. Chi, forte delle preferenze ottenute con il sistema multiplo, cioè delle cordate tornate di gran moda, puntava a deleghe di alto peso politico è stato dirottato su segreterie minori e naturalmente si è accontentato. D’altronde, deve aver pensato, meglio di niente. Mai nessuno che, convinto di essere nel giusto, opponga un gran rifiuto politicamente scorretto per i canoni vigenti.
Chi, montato sul carro giusto al momento giusto, impresa politicamente non particolarmente indicativa di talento, puntava ad un posto prestigioso nel nuovo Esecutivo così da essere agevolato nella ricerca di rivalse anche comprensibili, dall’Esecutivo è rimasto invece inesorabilmente fuori, con conseguente cocente delusione.
Poi ci sono stati veti molto decisi tra alleati che hanno colpito, più che a destra, a manca. Tanto è vero che il P.S., azionista della composita Lista di Noi per la Repubblica pare sia rimasto a bocca asciutta: zero segretari di stato. Non si è salvato neppure il più votato. Escluso anche lui, pare dopo tumultuose riunioni notturne e non.
Così, dopo oltre venti giorni, il nuovo Governo non c’è ancora e sinceramente non pare un segnale rassicurante. I bene informati dicono che nascerà dopo il 6 gennaio. Infatti c’è già chi lo ha battezzato “il Governo della Befana”. Speriamo sinceramente che porti bei doni per tutti i sammarinesi.
Inoltre, di qui alla fine delle feste natalizie c’è ancora un piccolo particolare di cui tenere conto: il programma, che dovrebbe essere fortemente condiviso negli obiettivi e nel modo di raggiungerli, se davvero si vuole rilanciare un Paese piuttosto depresso dalle politiche degli ultimi tempi.
Un quotidiano locale diceva che nei prossimi giorni verrà fatta una rapida sintesi programmatica tra i soci del nuovo Esecutivo per trovare la quadra, che, detto così, sembra il disbrigo di un noioso quanto secondario adempimento. Non dovrebbe essere proprio così, anzi il cemento del nuovo Esecutivo e della maggioranza che lo sosterrà, dovrebbe proprio essere la condivisione delle cose da fare, necessarie per la ripresa economica del sistema San Marino.
Visto che non lo hanno fatto prima, saranno in grado in sette/otto giorni di trovarla “la quadra” i sei partiti che comporranno il nuovo Governo? Oppure si limiteranno ad una sintesi generica condita di termini roboanti che vorranno significare tutto e il contrario di tutto?
Se fosse quest’ultima ipotesi, la cosa sarebbe davvero molto scoraggiante!
Augusto Casali