
Al momento in cui scrivo ovviamente non sono ancora chiuse le urne e quindi non ci è dato di sapere come è stato l’esito finale.
Abbiamo però un dato consolidato nelle rilevazioni dell’affluenza alle urne delle ore 10,00, delle ore 12,00 e delle ore 17,00. L’astensione dal voto, salvo sorprese nelle ultime tre ore, si è attestata al -4%. Ovvero un altro -4% che va ad aggiungersi ai cali già fatti registrare nelle ultime due/tre consultazioni elettorali.
Credo che i politici nostrani a questo punto qualche riflessione dovrebbero farla e dovrebbero soprattutto farsi qualche domanda. Come mai questa continua e crescente disaffezione degli elettori rispetto all’appuntamento principe della democrazia di uno Stato?
Penso che la risposta sia semplice: Ci sarà stato anche un rinnovamento della classe dirigente del nostro Paese, ma purtroppo le cose sono state gestite malissimo in questi ultimi anni; la politica è sparita dai radar sammarinesi; le promesse non sono state assolutamente mantenute, agli annunci roboanti non ha fatto seguito nessun atto concreto; la situazione di San Marino è peggiorata a tutti i livelli e non c’è un settore che risponda perfettamente alle aspettative dei sammarinesi; nessuno ha assunto la guida della nave e l’assenza della politica ha fatto il paio con la malintesa autonomia di settori dello Stato che spesso si sono mossi come tante repubbliche nella Repubblica.
Aggiungiamoci poi la pochezza della classe politica che si è persa in sterili e deprimenti scontri frontali che non hanno mai contribuito a fare comprendere che cosa stava succedendo, anzi hanno solo aumentato se possibile il caos, un esempio plateale è stata la gestione della crisi di Governo; l’approvazione della Legge Elettorale, piena di limiti e per certi versi illegittima, in quanto ha posto in essere una discriminazione tra cittadini dello stesso popolo; ha preso a schiaffi gli elettori che avevano scelto la preferenza unica, vanificando l’istituto del referendum quando la nostra Carta dei Diritti asserisce che la sovranità sta nella volontà del popolo; ha limitato la rappresentanza democratica ponendo uno sbarramento del 5% a beneficio dei partiti e movimenti maggiori.
E in fine, di fronte ad un Paese in grave difficoltà, pieno di problemi da risolvere, nessuno si è premurato di parlare delle cose da fare; nessuno ha pensato di creare una coalizione che potesse guidare il nostro Stato attraverso un progetto di prospettiva condiviso. Niente di tutto questo: solo tatticismo e attenzione alle formule per raggiungere, magari anche con uno strapuntino, un posto nel nuovo Governo. Ma con questi presupposti il nuovo Governo, a questo punto qualunque sia, non avrà creato le condizioni per fare, per affrontare le problematiche, per agire concretamente, al massimo potrà galleggiare per un altro periodo di transizione che in verità non so neppure se il Paese sia in grado di sopportare.
Il quadro della confusione, della sfiducia, e della rassegnazione, si completa con le liste e coalizioni presentate in campagna elettorale: minestroni improbabili, macedonie che tengono insieme uomini di destra, di sinistra e di centro, senza più nessuna identità e senza neppure dignità. Gli autorevoli punti di riferimento di un tempo sono stati ormai tutti spazzati via dal vento effimero della novità a tutti i costi, che appena sarà passato non lascerà di se’ nessuna traccia.
Ebbene c’è qualcuno che ancora si sorprende se gli elettori sono sempre più lontani dalle istituzioni e dalla politica?
Io no, non sono stato sorpreso proprio per niente, ma in compenso sono molto preoccupato!