Quando leggerete su “GiornaleSM” questo articolo, i risultati referendari saranno stati resi noti e sapremo come sono andate le cose. Attualmente sono a me conosciuti solo i dati dell’affluenza al voto delle ore 17,00 e se ho capito bene, l’affluenza generale si attesta attorno al 31%, quindi circa un 4% in meno rispetto alla tornata referendaria del 2016, ma a differenza di allora, il quorum è stato abolito.
Solitamente la politica assegna ai referendum significati che in realtà sono molto più sfumati di quel che si lascia intendere. Infatti, gli elettori hanno compreso ormai da tempo che lo strumento principe della democrazia diretta serve soprattutto per fare esprimere i cittadini su di un quesito specifico, senza altre implicazioni o reconditi significati e quindi, con questa consapevolezza, si recano alle urne.
Questo referendum però, per il tema che tratta e per il momento storico in cui si celebra, si presta a qualche interpretazione in più rispetto al solito. Infatti, se l’affluenza alle urne sarà comunque abbastanza alta, indipendentemente dal risultato finale, penso che ciò stia a significare la forte voglia di esprimersi da parte degli elettori e di inviare segnali rispetto all’andamento delle cose nel nostro Paese e della preoccupazione per i molti interrogativi che ci stanno di fronte senza che ancora siano arrivate puntuali, concrete e risolutive risposte. Atteggiamento che sarebbe ancor più significativo di fronte alla sfrontatezza della politica sammarinese che si è arrogata il potere di annullare l’esito di un referendum, addirittura sulle regole del gioco democratico, sancite dalla Legge Elettorale sulla preferenza unica, voluta dal Popolo Sammarinese e vanificata da 48 Consiglieri, che, arbitrariamente e nel silenzio generale, di maggioranza e di opposizione, degli operatori della giustizia e degli Organi di controllo, si sono fatti beffa della volontà popolare approvando una leggina, senza neanche prevedere almeno il ricorso ad un Referendum Confermativo.
Domenica 26 settembre, all’apertura delle urne, sapremo se il nostro Stato avrà compiuto un passo in avanti verso la laicità oppure se avranno prevalso gli aspetti più confessionali. Questione non di poco conto.
Sapremo se avrà avuto la meglio l’Unione Donne Sammarinesi, promotrice del Referendum e i suoi sostenitori, oppure se l’avranno spuntata tutte quelle organizzazioni di orientamento cattolico che sono scese pubblicamente in campo in queste settimane.
E soprattutto, sapremo chi delle forze coalizzate a sostegno del Governo, presentatesi pubblicamente divise sul quesito referendario, avrà avuto la meglio. Già perché mentre la DC e i suoi satelliti si sono schierati ovviamente per il no, Rete e PSD-MD si sono ovviamente schierati per il sì. A conferma di una disomogeneità a livello delle forze di Governo che, ogni volta che dovranno essere prese delle decisioni di fondo, inevitabilmente riemergerà. E dai oggi e dai domani, a lungo andare potrebbe stimolare reazioni che potrebbero finire con il corrodere la coalizione stessa.
Anche all’opposizione si è replicata la stessa situazione per le opposte prese di posizioni pubbliche delle varie forze in campo. L’unico partito, o quel che ne rimane, che non ha preso posizione, se non mi è sfuggita, è l’inesistente Partito Socialista, che sull’altare della maggioranza è concorde a non volere scontentare nessuno ma è diviso su tutto, la qualcosa gli impedisce ogni movimento. Per di più c’è chi immagina un futuro con quel che rimane di Noi Sammarinesi, nati da una costola D.C., e come si fa in questo momento a dare fastidio ai parenti dei possibili alleati? Così, su di un tema importante come quello posto dal quesito referendario, il PS, forse per la prima volta nella sua gloriosa storia, fa la voce del pesce.
Vedete dunque quanti significati ha già avuto questo referendum e quanti ne avrà anche per il futuro, pur rimanendo una scelta su di un quesito specifico? E’ sempre così, ogni volta. Solo che spesso si guarda in superficie e mai in profondità, così, purtroppo, ogni volta, non si impara quasi nulla!
Augusto Casali