L’ASTROLABIO – “Ieri, oggi, domani…” … di Augusto Casali

Passata la sbornia dei falsi rivoluzionari, dei finti profeti, dei disonesti in doppio petto e dei giustizialisti da strapazzo, che cosa rimane?

Un Paese messo male.

Con enormi problemi da risolvere e con una classe politica, fatte ovviamente le debite e rare eccezioni, improvvisata, certamente non all’altezza della complessa situazione economica e sociale, perennemente rivolta con la testa all’indietro intenta a ricercare colpe in chi l’ha preceduta, senza rendersi conto che chi è venuto prima di lei non governa più il Paese da qualche lustro e la nuova classe dovrebbe cominciare a dimostrare di saper fare qualcosa nell’interesse generale.

Ma purtroppo i fatti sono lì a testimoniare che il paragone tra ieri ed oggi non regge da nessun punto di vista, soprattutto rispetto alle condizioni di vita dei cittadini che, a mio avviso, sono il termine di paragone più realistico e concreto.

Sarebbe interessante avere il tempo di soffermarsi sull’esame del passato e del presente così come viene raccontato, perché sono convinto che alla fine ci accorgeremmo che il passato non è così differente dal presente, o se preferite, il presente non è così diverso dal passato.

Scopriremmo che in ogni epoca vi sono stati politici onesti e politici disonesti; capaci ed incapaci. E probabilmente arriveremmo alla conclusione che in politica esistono solo due categorie: i capaci e gli incapaci. Se i capaci sono anche onesti allora il Paese ha fatto bingo!

Ma non c’è tempo, almeno così si pensa e si dice oggi, perché è necessario rapportarsi al presente. Quante volte ci sentiamo dire che non bastano più i simboli, le bandiere (a noi Socialisti dicono: il garofano), per essere sul pezzo, moderni ed efficienti? Ed è proprio così che sono stati indeboliti i partiti e con loro i valori, i principi e le ideologie fondanti.

Ma senza punti di riferimento, senza più binari che tracciano la strada, dov’è destinato a finire il treno, se non a deragliare? Se non conosciamo la nostra storia, se non sappiamo da dove veniamo, come possiamo pretendere di indicare agli altri dove andare? E che differenza ci sarà mai tra i politici se tutti sono concentrati solo sul presente che, e non vorrei filosofeggiare troppo, non esiste, se non per una frazione di secondo, perché appena accade rappresenta già il passato.

Ecco, mi pare proprio che il sistema politico sammarinese si sia infilato in questo corto circuito che rende tutti uguali senza più differenze; una massa informe, grigia, dove il traguardo è per tutti la finestra e non più l’orizzonte, è il proprio vissuto e non il futuro del Paese, e, per tutti, senza bussola, l’orientarsi è divenuto un esercizio davvero proibitivo.

Allora, come dicevo, passata la sbornia, forse è giunto il momento di tornare alle origini e qualcuno pare finalmente essersene accorto. E’ necessario ricostruire il sistema dei partiti e riscoprire, almeno per chi ce l’ha, la propria storia, che deve essere conosciuta anche dai più giovani. Devono riemergere le differenze rispetto alla concezione di sviluppo futuro del Paese, in modo che vi siano in campo opzioni diverse da offrire agli elettori e non coalizioni eterogenee che stanno insieme solo per condividere il potere e non principi, valori e ideali.

Questa, signori, si chiama democrazia. Vera! Non quella preconfezionata di questi tempi in cui tutto è azzerato, tutto è uniforme, senza differenze, spesso addirittura anche tra maggioranza e opposizione, tanto che il cittadino disorientato è portato davvero a perdere ogni fiducia “perché tanto – pensano – sono tutti uguali”. Non è vero. Questo fatto non diventi un alibi per giustificare il disinteresse nella politica e nelle istituzioni, perché chi mesta nel torbido non aspetta altro che in tanti stiano lontani, così in pochi, sempre meno, continueranno comunque a prendere le decisioni per tutti e piano piano annulleranno le differenze e ci porteranno gradualmente al pensiero unico.

Ma vi rendete conto che nella tragedia dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, San Marino, un granello di sabbia sulla spiaggia, nell’assordante silenzio dell’intero Consiglio Grande e Generale, ha rinunciato alla sua proverbiale, storica e apprezzata neutralità attiva con disarmante superficialità? 

Allora, cari lettori, fanno bene coloro i quali vogliono ridare alla politica un senso compiuto partendo proprio dalla riscoperta del proprio passato per sapere dove andare nel futuro. Il presente lo lascino pure agli improvvisatori, ai “pataccari”, ai figli di papà e ai mediocri.

Ora il Paese ha bisogno di altro!

Augusto Casali

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