
Il nostro è un Paese meraviglioso ma a volte anche strano. Ad esempio la memoria storica è piuttosto labile e fatti importanti, avvenimenti, comportamenti, decisioni, vengono raramente ricordati e, non so se per convenienza, invidia o piccineria, quasi mai viene dato a Cesare quel che è di Cesare! Peccato, perché sarebbe molto più facile decifrare gli avvenimenti e comprendere le cose del tempo che si vive.
Un altro aspetto che caratterizza la vita politica di San Marino è il doppiopesismo. In questi giorni si è aperta la sessione consiliare del fantasma del Consiglio Grande e Generale che, nonostante sia decaduto, tanto è vero che gli elettori sono chiamati al suo totale rinnovo l’8 dicembre prossimo, si è riunito per esaminare l’ordine del giorno che prevede l’approvazione di un qualche bilancio previsionale per il 2020.
Nell’ordine del giorno però non è stata inserita la dibattutissima presa d’atto dell’esito del concorso per i Giudici d’Appello che da mesi divide le forze consiliari tra coloro che l’avrebbero voluta, pena disastri apocalittici, e coloro i quali vogliono rinviare il tutto nella nuova imminente legislatura.
Il dibattito consiliare su questo tema si è particolarmente acceso e un membro del Governo uscente, dichiaratosi rottamato contro la sua volontà, ha sostenuto che il regolamento consiliare è stato scavalcato a piedi pari. Fatto che, se le cose sono andate così, è piuttosto grave, ma a proposito di doppiopesismo, se è grave l’inosservanza del regolamento consiliare, come mai lo stesso Membro del Governo uscente qualche mese addietro non ha speso neppure una parola quando 48 Consiglieri hanno deciso di ripristinare le tre preferenze e la discriminazione tra cittadini residenti a San Marino e cittadini residenti all’estero, ergendosi al di sopra della volontà popolare?
Eppure è ben più grave cancellare l’esito di un referendum per la celebrazione del quale è stato necessario raccogliere oltre 500 firme di cittadini sammarinesi, superare un quorum e ottenere il consenso degli elettori; è ben più grave cancellare di fatto uno strumento di democrazia diretta come il Referendum, previsto e valorizzato dalla Carta dei Diritti; è ben più grave che l’arroganza del potere umili la volontà espressa dal popolo.
Ma non un fiato è stato emesso dai paladini della democrazia che a parole, ma solo a parole, spesso pretendono di salire in cattedra. Erano tutti quanti troppo presi dal contingente, dalla necessità di fare cadere il Governo, dall’esercizio di fare uscire dal cilindro le nuove combinazioni di sigle che dovranno guidare il Paese. La democrazia? La volontà popolare? Il rischio di fare diventare i sammarinesi sudditi anziché cittadini? Bazzecole, sciocchezzuole, piccolezze di fronte all’ebrezza per qualcuno di riassaporare e per altri di provare per la prima volta, il brivido del governo.
E anche il nostro valoroso esponente del defunto Esecutivo, così ciarliero sull’osservanza del regolamento consiliare, non ha trovato nulla di strano, nessuna anomalia, niente di così preoccupante da impegnare, nel Consiglio Grande e Generale, cinque minuti del suo prezioso tempo.
Però, fino a quando a San Marino il doppiopesismo andrà di moda e le regole non saranno uguali per tutti, non ci si può stupire se i cittadini rifuggono la politica, gli elettori praticano sempre maggiormente l’astensionismo, la gente perde fiducia e si sente lontana dalle istituzioni.
Ve la state cercando, perché vedete le paglie ma fingete di non vedere i pagliai!