
Il tavolo può significare molte cose, anche se ricorda soprattutto il tepore familiare, l’unione attorno al desco il giorno di Natale o in occasioni da ricordare nel tempo e quindi da condividere con le persone care.
C’è anche il tavolo da lavoro, dove svolgere la propria quotidiana attività che a volte è fonte anche di arrabbiature; c’è il tavolo operatorio dove i medici cercano di risolvere i problemi di salute delle persone e di salvare le loro vite; c’è il tavolo da gioco innocente o d’azzardo; c’è il tavolo anatomico e c’è il tavolo del bar.
Il tavolo può essere quadrato, rettangolare o rotondo; il tavolo facilmente può essere trasformato in tavolino, tavolone e tavolaccio. Tutti i tipi di tavoli però hanno una caratteristica comune poggiano ordinariamente su quattro gambe, alcuni su tre.
In questi giorni a San Marino geniali pensatori del mondo politico hanno inventato il “Tavolo Istituzionale”. Si sa, la politica è fantasiosa, ricordate in Italia le insuperabili “convergenze parallele”? Ecco, da noi è stato compiuto un esercizio analogo e per di più le gambe che dovrebbero sorreggere il tavolo istituzionale saranno non meno di una decina.
Infatti, a coronamento di un lungo periodo di agonia, alimentato dall’interno della stessa maggioranza, il Patrio Governo ha esalato l’ultimo respiro, ma rimane un piccolo problemino sul groppone dei sammarinesi: il Bilancio di previsione 2020! Di qui l’idea del “Tavolo Istituzionale”, il quale avrà il compito di predisporre una proposta condivisa (da chi? Uno, nessuno, centomila?).
Tutto questo dovrebbe avvenire in piena armonia tra le forze politiche sedute attorno al “Tavolo”, dove gomito a gomito siederanno l’ex maggioranza e l’ex opposizione; chi dall’interno voleva la caduta del Governo e chi invece la voleva scongiurare; chi ha avuto pesanti responsabilità nel portare il Paese nell’attuale stato e chi invece non ne ha; chi ha accordi sotterranei per il futuro, chi sul futuro si illude, chi dal futuro sarà travolto; chi al tavolo è stato trascinato giocoforza e chi non vedeva l’ora di entrarci; chi alle prossime elezioni si presenterà in coalizione da una parte, chi dall’altra e chi né dall’una né dall’altra, ma tutti si troveranno sotto il bombardamento della intanto imperversante campagna elettorale che, ad occhio e croce, non dovrebbe essere delle più tranquille.
Ma non importa: gli stoici partecipanti al tavolo, più o meno ammaccati per gli scontri elettorali, coroneranno il proprio lavoro dando vita ad una specie di Consiglio fantasma che approverà il bilancio 2020 con i voti fantasma di un Consiglio Grande e Generale decaduto a causa delle dimissioni presentate dagli stessi consiglieri, i quali però, quasi miracolosamente, approveranno il bilancio 2020. C’è da augurarsi che anche il bilancio non sia fantasma!
Credo sinceramente che con un po’ di impegno si sarebbe potuto scegliere una strada meno tortuosa e più intellegibile.
Ciò che sta accadendo è però un segno dei tempi. Una volta le dimissioni non si annunciavano per mesi, si davano! I governi – so di scandalizzare qualcuno affermando questo – morivano quando ne erano pronti altri, senza correre il rischio di pericolosi salti nel buio per il Paese.
E qui mi fermo, perché non vorrei essere accusato di lavorare per la temutissima restaurazione, sul cui significato sarebbe però bene soffermarsi una volta per tutte e non in modo superficiale!