L’attuale momento politico, sociale e culturale di San Marino è particolarmente delicato, in quanto si stanno sommando diversi lati di una stessa medaglia che complicano non poco il destino dei sammarinesi.
Ora che siamo sotto elezioni, in molti sembrano risvegliarsi dopo un lungo letargo, ed è un pullulare di attenzioni che si risvegliano puntualmente ad ogni vigilia elettorale, salvo tornare in letargo per tutta la legislatura, nel silenzio delle forze politiche presenti in Consiglio Grande e Generale disperse nel grigiume del politicamente corretto e di una cittadinanza spesso troppo silenziosa.
Si torna a parlare di addomesticamento della democrazia, che apparentemente viene sempre salvaguardata ma nella realtà viene sempre più manipolata a favore delle ristrette cerchie di potere che, a volte, come ci dimostrano le vicende giudiziarie in corso, addirittura coinvolgono, politica, imprenditori e Tribunale, cioè una miscela devastante dal punto di vista della democrazia e della libertà dei cittadini.
Lo stesso Consiglio Grande e Generale è imbrigliato in una serie di lacci e laccioli che in questi ultimi tempi lo hanno relegato ad un semplice ruolo notarile, mentre le decisioni vengono assunte altrove, nelle conventicole e le commissioni consiliari divengono utili strumenti per eliminare i filtri che il Consiglio dovrebbe e potrebbe sollevare, oltre che rivelarsi un florido “gettonificio”. Il centro di ogni decisione politica e sociale dovrebbe tornare ad essere il Consiglio G. e G,, alla luce del sole, dove ogni rappresentante del popolo si assume le proprie responsabilità di fronte ai cittadini.
Ho sentito parlare anche di valorizzazione della democrazia diretta; con me si sfonda una porta aperta, ma la verità è che a San Marino il Governo, qualsiasi governo, ha paura dello strumento principe della democrazia diretta, il Referendum e, pur avendo in Repubblica una ottima legge, si fa di tutto perché i cittadini non usino questo strumento democratico, che invece, data la piccolezza del nostro territorio, potrebbe essere uno strumento di sostegno anche rispetto alle esigenze e all’attività di Governo.
Poi ho visto che è tornata in auge la “questione morale”, e per chi ha navigato i mari della politica, come il sottoscritto, potendo vantare decenni di atti e sottolineo atti e non chiacchiere, compiuti sempre dalla stessa parte, in contrasto al connubio politica e affari, che c’era in passato e c’è anche oggi, è un fatto altamente positivo. Perché la “questione morale” è capace di impadronirsi di forze politiche, di stravolgerne gli equilibri interni sia a livello di rappresentanza consiliare che di composizione degli organismi di partito e di piegarli agli interessi particolari. Ne so qualcosa. All’ombra della “questione morale” sono nati e morti esecutivi e sono stati imbastardite forze politiche di grande tradizione, ridotte alla irrilevanza grazie al comportamento di dirigenti infedeli, che hanno tradito i dettami fondanti, perchè protesi solo al raggiungimento del proprio benessere, così come è stato dimostrato ampiamente dai fatti. Speriamo che la lezione degli accadimenti serva.
Quello che più mi stupisce però, è la perdita di originalità che nel tempo si è stemperata incredibilmente. Ad esempio, nella produzione legislativa di un Paese unico come San Marino, le cui peculiarità l’hanno mantenuto indipendente e reso conosciuto in tutto il mondo, da un po’ di tempo a questa parte non si fa altro che scopiazzare l’Italia oppure l’Europa “perché ce lo chiede”. Così anno dopo anno stiamo perdendo la nostra originale unicità; ci stiamo omologando agli altri e, di questo passo, Dio non voglia, diventeremo una noce in un sacco, mentre il senso di appartenenza alle nostre origini si sta rapidamente disperdendo.
Si torna inoltre a parlare di giustizia sociale, che se fosse realtà non lascerebbe indietro nessuno, ma purtroppo così non mi pare che sia e non basta dirlo che nessuno deve rimanere indietro, occorre applicarlo concretamente questo importante principio.
Ed infine si torna sul concetto della separazione dei poteri dello Stato, per ribadire che la politica non deve ingerire nel tribunale, senza tenere conto che il Tribunale, in questi ultimi 10 anni ha pesantemente ingerito nella politica: questo non può più essere e la politica, se non è debole, se non è ricattabile, deve riconquistare il terreno perso per riequilibrare i poteri dello Stato a tutela di tutti i cittadini.
Auguriamoci che queste sensibilità non finiscano la sera del 9 giugno, e finalmente trovino spazio nel nuovo Consiglio Grande e Generale i rappresentanti delle forze politiche che realmente si ispirano sinceramente, anche nella scelta degli uomini, agli interessi del Paese e non alla misera prospettiva della circonferenza del proprio deretano!
Augusto Casali