
Nel corso dell’ultimo Consiglio Giudiziario Plenario la maggioranza si è rotta. Un rappresentante della medesima ha votato assieme all’opposizione e il quorum necessario non è stato raggiunto.
La prima cosa che salta agli occhi è l’ingenuità con la quale le vicende sono state portate avanti: quando una maggioranza agisce deve essere sicura di raggiungere l’obiettivo, altrimenti è meglio rinviare a tempi migliori.
Ora si grida, più o meno correttamente, al tentativo di ingerenza della politica nei confronti della Magistratura per il fatto che tutto quel che è successo doveva portare all’esautoramento dell’attuale Magistrato Dirigente con modalità discutibili, esattamente come fu, a parti invertite, l’esautoramento del Magistrato Dirigente precedente. Infatti la decisione è stata affidata, come allora, al Consiglio Giudiziario Plenario composto in modo paritario da togati e da membri della Commissione di Giustizia.
Ricordo che quando ero Segretario di Stato per la Giustizia, un giudice presentò, a cavallo di un cambio di Governo, le proprie dimissioni, ritirate però prima che i Governi che si succedettero assumessero decisioni. Ebbene, non fu il Consiglio Giudiziario a decidere, ma bensì il Consiglio Grande e Generale con votazione segreta: il giudice rimase al suo posto grazie ad una manciata di voti ed ebbe poi modo di distinguersi successivamente.
Di fronte a quanto accaduto occorre fare alcune considerazioni: Il membro del Consiglio Giudiziario Plenario “ribelle” è in quota alla Lista di Noi per la Repubblica. All’indomani dell’accaduto, il Capo Gruppo di Noi per la Repubblica ha affermato che la questione sorta era di natura politica: Iro Belluzzi deve chiarire da che parte sta!
Il giorno successivo il PSD, Partito di appartenenza di Belluzzi, ha emesso un comunicato a sostegno del suo aderente, quindi se c’è una questione politica non riguarda più un singolo ma riguarda il Partito dei Socialisti e dei Democratici, quindi il Governo e la maggioranza in generale e la lista Noi per la Repubblica in particolare. Per il Capo Gruppo di questi ultimi e per tutti in maggioranza, l’affare s’ingrossa e non sarà di certo semplice venirne fuori.
Infatti non credo che la maggioranza possa sopportare un simile stato di cose a lungo senza un chiarimento di fondo con i protagonisti di questa vicenda e con le forze politiche che compongono la Lista Noi per la Repubblica che, non dimentichiamolo, numericamente sono irrilevanti ai fini del sostegno numerico al Governo.
L’altra stranezza che emerge è che sia la parte togata che quella politica del Consiglio Giudiziario Plenario, siano orma palesemente divise in fazioni miste l’una contro l’altra armata, la qualcosa è quanto meno sconcertante, poiché mina da una parte la credibilità del Tribunale e dall’altra quella della la politica che dovrebbe puntare unicamente ad una Giustizia equa e autorevole, esercitata da magistrati sui quali neppure l’ombra del dubbio dovrebbe addensarsi.
Questo stato di cose ha portato addirittura l’attuale Magistrato Dirigente, se quel che si legge risponde al vero, a rilasciare nell’ambito del Consiglio Giudiziario Plenario dichiarazioni che suonano come minacciose nei confronti dell’autonomia della nostra Repubblica, mentre dieci giudici del nostro Tribunale avrebbero inviato una lettera al Segretario di Stato del Consiglio d’Europa, Marija Peicjnovic Buvic, denunciando il fatto che a San Marino si starebbe minando l’indipendenza della Magistratura.
Insomma, si continua nell’andazzo affermatosi da un po’ di tempo a questa parte, nella Repubblica di San Marino ci sono tante repubbliche che si muovono a proprio piacimento, alle quali più nessuno chiede conto, così è sempre più facile che, nella fattispecie, si ingenerino interferenze della politica nell’attività del Tribunale, ed interferenze del Tribunale nella politica: e delle due cose non saprei dire quale sia la peggiore.
Qui occorrono provvedimenti profondi che ridiano credibilità alla Giustizia sammarinese e non interventi improvvisati; occorre mettere da parte ogni spirito di rivalsa, ogni calcolo personale o di bottega; occorre perseguire un unico comune obiettivo, a garanzia di ogni cittadino sammarinese: L’affermazione della Giustizia con la “G” maiuscola!