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A questo punto la matassa della politica è alquanto ingarbugliata a San Marino. Che il Governo sia morto lo si sapeva da tempo; ora però, dopo la votazione sull’Ordine del Giorno presentato dall’opposizione in Consiglio Grande e Generale, approvato con 29 voti favorevoli contro 23 contrari, con perdita di 5 voti da parte della maggioranza, il decesso è stato certificato in modo palese.
Per la sepoltura però bisogna ancora aspettare, perché occorrerebbe una alternativa che, ad occhio e croce, attualmente non è dato di intravvedere.
Infatti le due maggiori forze di opposizione D.C. e Rete, possono al massimo concordare su di una strategia consiliare, ma sembra escluso che possano presentarsi alle elezioni in una unica coalizione. Rete, sfruttando la rendita derivante dal non aver mai governato, sembra voler privilegiare la scalata in solitaria, al massimo può annettere M.D., come ha già fatto e forse Domani Motus Liberi, dando vita ad un polo di anime belle, più o meno, che dovrebbe poi sobbarcarsi la soluzione dei complessi problemi del Paese. Basterà?
La D.C. è notoriamente di vedute più larghe ma non può davvero pensare di ripresentare la coalizione con cui ha affrontato le ultime elezioni perdendole. Per di più PSD e PS sono ben più malconci del 2016 e l’arcipelago socialista sta moltiplicando le sue isolette a vista d’occhio, rendendo molto più complicato considerarlo interlocutore solido per cambiare le cose a San Marino.
In questa intricata situazione qualcuno, in maggioranza, potrebbe abbandonare la nave che sta imbarcando troppa acqua e staccare la spina al Governo per salire a bordo di una nuova e più solida imbarcazione. L’ipotesi non è remota anche perché gli equilibri interni ad alcune forze politiche di maggioranza sono mutati nel corso del tempo.
Ma se così fosse, quale ruolo sarebbe loro riservato nella nuova compagine se non quello di comprimario? E poi, quale vantaggio elettorale potrebbero portare i “comprimari” in una coalizione composta prevalentemente da partiti e movimenti che li hanno aspramente criticati e combattuti in questi ultimi due anni e mezzo? Converrete che la matassa è ingarbugliata non poco.
A meno che il 2 giugno al referendum sulla legge elettorale vinca il sì, ed allora, dato per scontato che sarà ben difficile che qualcuno raggiunga il 51%, in virtù della clausola per cui chi ha ottenuto più voti può tentare di dare vita ad una maggioranza, potremmo assistere ad un miracolo e trovare abbracciate quelle stesse forze politiche che escludono oggi di poter stare insieme, naturalmente, neanche a dirlo, nell’interesse supremo del Paese.
Insomma la fibrillazione è davvero grande perché il malato è in coma irreversibile ma nessuno è in grado di modificare la situazione in essere, così tutti attendo frenetici che notte tempo qualcuno stacchi la spina. Infatti tutti, dico tutti, anche i più derelitti, sono pronti per andare a far parte della nuova maggioranza e del nuovo Governo, ma nessuno dice per fare che cosa. Questo è stupefacente poiché la situazione è gravissima. Chi andrà al Governo nel prossimo futuro dovrebbe avere idee chiare e condivise sul da farsi, poche cose ma concrete, altrimenti che cosa ci vanno a fare al Governo? Per ambizione? Per interesse? E perché allora un elettore dovrebbe scomodarsi a votare ben sapendo che nessuno risolverà i loro problemi quotidiani e più in generale i problemi della nostra Repubblica?
Sarebbe molto meglio che le forze politiche, nel prendere atto della gravità del momento, usassero le loro energie per confrontarsi sulle cose da fare, dando vita ad una eventuale coalizione partendo dalla condivisione dell’analisi, dall’individuazione delle problematiche primarie e dagli interventi necessari per ridare speranza e futuro ai sammarinesi.
Mi sbaglierò ma ho l’impressione che la storia si ripeta, e che questa classe politica, espressione del nuovo che avanza, si appresti a giocare la partita con le regole della vecchia politica che più vecchia non si può!
Augusto Casali