Riceviamo e pubblichiamo
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“Un’invasione di turisti indonesiani…”, questo, più o meno, il titolo che campeggiava su diverse testate giornalistiche nei giorni scorsi.
Bene, mi sono detto, vuoi vedere che abbiamo risolto il problema del calo di turisti a San Marino? Così mi sono messo a leggere e ho capito che le cose non stanno proprio in questa maniera; infatti, a fronte di uno sforzo organizzativo che ha visto coinvolti enti, ambasciate e ambasciatori vari, ho capito che l’invasione di San Marino consiste nel previsto arrivo di 361 turisti indonesiani, più ben altri 32 che verranno in visita per mezza giornata. Praticamente l’equivalente di otto autobus!
Per carità gli amici indonesiani sono i benvenuti e li salutiamo con calore, qualunque numero siano, però, e qui gli indonesiani non hanno davvero nessuna colpa, non mi sembrerebbe una notizia da riempire paginate di giornali come invece è successo. Anche perché se è vero come è vero che il turismo sammarinese ha perso negli ultimi lustri 1.500.000 visitatori, cioè il 40%, pur aggiungendo i nuovi arrivi, e se non succede niente di meglio o di peggio, all’appello mancherebbero pur sempre 1.499.607 visitatori.
Pur ritenendo apprezzabile lo sforzo posto in essere per internazionalizzare il nostro turismo, mi sfugge il motivo per cui ci si impegna a far venire turisti da luoghi lontani come l’Indonesia e non si compie nessun atto concreto per andare ad intercettare i turisti che gravitano sulla Riviera Adriatica, cioè a 25 km da San Marino, visto che in quell’area a noi attigua si contano milioni e milioni di villeggianti ogni anno e per di più ogni anno in aumento.
Un tempo la Riviera Adriatica era il serbatoio principale dell’afflusso turistico a San Marino, ma evidentemente sono venute a meno alcune condizioni che portavano agenzie di viaggio e tour operetor ad inserire nei loro circuiti la nostra Repubblica.
Ecco, probabilmente, se l’Ufficio del Turismo, e non altri privati, i quali ovviamente curano i loro interessi particolari, riprendesse direttamente i contatti con queste entità, magari investendo un po’ di risorse economiche risparmiate abolendo iniziative inutili o costosissime che non ci possiamo più permettere vista la situazione economica, probabilmente buona parte di quel 40% di visitatori persi negli anni verrebbero recuperati da subito.
Inoltre credo si dovrebbe compiere una profonda riflessione sulla politica dei congressi. L’esperimento fatto attraverso la gestione pseudo privata mi pare di poter dire che si sia dimostrata pressochè fallimentare. C’è qualche operatore turistico che si accorge dell’esistenza di una attività congressuale a San Marino, tranne ovviamente coloro i quali sono direttamente coinvolti nella gestione?
Un tempo, quando la gestione del Palazzo dei Congressi era in mano all’Ufficio di Stato per il Turismo, le cose andavano meglio, l’attività svolta si toccava con mano e tutti gli esercizi commerciali della zona traevano concreti benefici economici.
E’ vero che anche il settore dei grandi congressi sta conoscendo in generale un periodo di contrazione, ma il settore dei piccoli congressi (200/300 partecipanti) tira ancora parecchio e sono i congressi adatti alle caratteristiche anche ricettive della Repubblica di San Marino.
Quindi, si lavori pure sull’Indonesia e su altre realtà lontane, ma si faccia anche altro per favore, altrimenti le cose si metteranno molto male. Infatti anche la stagione 2018 è stata archiviata con l’ennesimo segno negativo per quel che riguarda il numero di visitatori. Questa deriva, che dura ormai da troppo tempo, deve essere assolutamente fermata e capovolta.
Quello attuale è un momento in cui è necessario abbandonare i sogni: treni, rotaie, mongolfiere e dirigibili vari. Questo non è più il momento delle chiacchiere ma del fare; questo è il momento delle cose semplici ma concrete!
Augusto Casali