L’ASTROLABIO – “Tornare alla politica” … di Augusto Casali

L’ex Segretario di Stato Augusto Casali

C’è un certo lavorio nel mondo politico sammarinese, sia pubblico, sia sottotraccia. D’altronde la scadenza naturale della legislatura, se ci si arriva, si avvicina a grandi passi. Solo che mi pare ci si occupi poco della esigenza fondamentale del sistema democratico sammarinese, e cioè la riscoperta della politica e dei partiti con la “P” maiuscola.

Purtroppo, oggi è tutto personalizzato e gli individui, le loro ambizioni, i loro sogni, i loro interessi, le loro isterie, sono diventati più importanti del partito con le sue ideologie, con i suoi principi, con i suoi valori, con i suoi filtri democratici, con le sue filosofie tese al bene della Polis, della comunità. E i risultati si vedono, eccome! 

Il sistema elettorale, cambiato nel recente passato ma senza il necessario coraggio, continua a costringe le forze politiche che temono di non superare l’esagerato sbarramento del 5%, che corrisponde grosso modo a ben tre consiglieri, a stare insieme per amore o per forza, altrimenti, pur raccogliendo consensi che normalmente gli consentirebbero di essere rappresentati in Consiglio Grande e Generale, ne resterebbero inesorabilmente fuori.

In virtù di tale meccanismo da diverse legislature, peraltro tutte finite prima della scadenza naturale, le forze politiche sammarinesi si mescolano tra di loro, anche quelle che, per una contraddizione in termini, insieme non potrebbero stare. Ne abbiamo avuto un esempio anche in questi giorni nella agitata discussione della proposta di legge sulla interruzione volontaria della gravidanza. 

Però è necessario ottenere un voto in più dell’avversario per poter vincere, così si viene a creare una coalizione che poggia su equilibri assolutamente precari, l’unico cemento è il potere e boia chi molla, perché se si toglie un mattoncino crolla l’impalcatura che poggia sulle sabbie mobili. Ecco, questo è il modo migliore per tacitare i partiti e fargli perdere di identità fino a diventare uno sbiadito ricordo di quel che erano un tempo.

In pratica sono state create le condizioni per dare vita a matrimoni di interesse che, anche se vengono a volte ammantati di suggestivi aloni e spacciati per sofisticate intuizioni politiche, peraltro esattamente uguali a quelle di 10 o 20 anni prima, rimangono matrimoni di puro interesse, non sentiti o sollecitati dalle rispettive basi, ma necessari per raggiungere l’agognata “poltrona”. La gente comune, che non è fessa, se ne accorge e prende sempre più le distanze dal sistema che, senza la partecipazione popolare, rischia il collasso e di ridurre il Paese in pessime condizioni.

Ad onore del vero c’è chi con enorme fatica tenta di rimettere in moto la politica, partendo dal tornare a fare parlare partiti e movimenti tra di loro, indipendentemente dal ruolo che occupino nello scacchiere politico attuale. Ed è stupefacente come da tali incontri emerga un disagio diffuso in molte forze politiche rispetto all’attuale legge elettorale, ma nessuno faccia nulla per cambiare le cose che, è palese, stanno gradualmente facendo deteriorare San Marino a tutti i livelli.

Io penso che occorrerebbe un colpo di reni forte. Penso che si dovrebbe tornare al sistema elettorale proporzionale che, tra tutti i sistemi possibili, rimane quello più democratico, perché riproduce in Consiglio Grande e Generale l’esatta percentuale di consiglieri che gli elettori gli assegnano alle elezioni politiche generali, senza trucchi e senza inganni.

Con la legge elettorale proporzionale i partiti recupererebbero una identità e un ruolo ben precisi e la politica si rimetterebbe in moto per riuscire a dare vita a coalizioni di governo non basate sull’assemblamento di sigle, ma bensì sulla ricerca, prima di tutto tra forze più omogenee, di convergenze programmatiche tra partiti nell’interesse della comunità sammarinese. Esercizio quest’ultimo quasi dimenticato in questi ultimi anni.

Allora, probabilmente, potremmo tornare a un Consiglio Grande e Generale non più relegato al ruolo notarile di decisioni assunte nelle conventicole, spesso composte da personaggi sopravalutati dalle contingenze; un Consiglio Grande e Generale che, nell’ambito di una democrazia rappresentativa quale è quella sammarinese, sarebbe riportato al centro di ogni decisione politica, economica, finanziaria e sociale, così come sarebbe giusto che fosse.

Dunque basterebbe poco per invertire la rotta. C’è il coraggio o la voglia di agire? Oppure per qualcuno è più conveniente lasciare le cose come stanno, anche se il Paese soffre tremendamente?

Augusto Casali