
Una cosa è certa, i sammarinesi, almeno in questi ultimi decenni, si sono dimostrati una comunità dalla memoria storica corta. Gli esempi sarebbero tanti; sono anche recenti, anzi recentissimi, ma già abbondantemente dimenticati.
Forse è proprio per questa caratteristica che è così difficile cambiare le cose, ammodernarle e aggiornarle ai tempi che corrono, affinchè San Marino, nella sua piccolezza, possa continuare ad essere uno Stato apprezzato e rispettato nel mondo.
Ora non voglio certo svolgere il ruolo dell’eretico rispetto al tanto in voga “politicamente corretto” che, come abbiamo visto fa ottenere il massimo con il minimo sforzo, alimentando però l’immobilismo che ricorda tanto un motto ideologico di altri tempi: Se stai scomodo, non muoverti. Potresti fare il gioco del nemico!
Però leggendo ogni mattina giornali cartacei e telematici, mi sono imbattuto in una intervista rilasciata dall’ex Consigliere Marco Nicolini, che nel corso del suo mandato ha ricoperto il prestigioso incarico di vice presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che, tra le altre cose, ripercorre il periodo della Pandemia di Covid. Lo cito perché cade proprio a fagiolo rispetto al ragionamento sopra intrapreso, essendo forse l’episodio più emblematico rispetto al numero di persone coinvolte: l’intero popolo sammarinese.
Tutti ricordiamo i convulsi momenti della Pandemia, delle decine e decine di morti che hanno colpito San Marino e dei ritardi nella consegna al nostro Paese dei vaccini. Anzi, Nicolini dice di più, ricordando quei frangenti: “Nel momento più duro, quando la Repubblica di San Marino era totalmente abbandonata da Italia e Unione Europea, tra due regioni italiane tra le più colpite dal Covid…” Dichiarazione svolta dall’ex vicepresidente del Consiglio D’Europa, che nessuno aveva mai fatto prima, ma che, a mio avviso, risponde perfettamente alla verità dei fatti, anche se ignoravo i particolari emersi ora. Ebbene, grazie alla conoscenza e all’amicizia di Tiny Kax fu possibile far giungere rapidamente a San Marino il vaccino Sputnik V dalla Russia e molte vite furono salvate. Da fanalino di coda, la Repubblica di San Marino, riuscì a mettere in sicurezza i suoi cittadini. Io stesso fui tra i fruitori del vaccino Sputnik V e lo pretesi anche nella seconda vaccinazione. Altra considerazione: tutto ciò si è potuto verificare perché San Marino era fuori dall’Unione Europea e quindi, non dovendo sottostare a norme e regolamenti comunitari, ha potuto agire liberamente in modo rapido ed efficace, altrimenti avrebbe dovuto sottostare ai tempi dell’U.E., con conseguenze facilmente immaginabili per i nostri concittadini più esposti al pericolo di contrarre il Covid
Poi è scoppiata la guerra e la Russia ha invaso l’Ucraina e le immagini che da due anni giungono sulle nostre televisioni, immagini di morte e distruzione, indignano veramente le nostre coscienze. Ma tutte le guerre si assomigliano; stesso terrore, stessa disumanità, ed è per questo che le guerre dovrebbero essere preventivamente evitate dalle grandi potenze che ne hanno il potere, se veramente credessero nella pace e fossero disposti a rinunciare a parte dei propri interessi.
Poi USA e Europa hanno messo a disposizioni armi, hanno istituito sanzioni contro la Russia e il nostro piccolo Paese è stato coinvolto, non mi è chiaro se per scelta o per debolezza. Comunque sia, il Governo uscente ha aderito a tutto questo abbandonando la strada della neutralità attiva, da sempre seguita da San Marino.
Neutralità attiva non significa rimanere a guardare, ovviamente; come la storia ci insegna significa aiutare chi ne ha necessità, esponendosi anche in modo coraggioso, così come è avvenuto in passato, ma senza rinunciare ad una posizione internazionale che più si addice ad una piccola entità statuale e soprattutto non si può essere amici solo nel momento del bisogno. Agli amici si può dire, avendone il coraggio, che stanno sbagliando, ma non si possono voltare le spalle quando non se ne ha più bisogno, soprattutto se ti hanno aiutato a salvare vite umane nel tuo Paese.
Ecco, questa intervista è caduta proprio nel periodo giusto ed è emblematica del momento storico che stiamo vivendo.
Augusto Casali