”Latorre può restare in Italia”, disgelo tra Italia e India sui marò.

maròLa parola chiave è «soddisfazione». E non si fatica a pronunciarla dopo che la Corte Suprema indiana ha disposto che il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre resti in Italia fino alla fine del processo giurisdizionale, aperto al Tribunale arbitrale internazionale dell’Aja. E «soddisfazione» per la decisione è stata manifestata dalla Farnesina in un comunicato che sottolinea come si tratti di «un passaggio importante che riconosce l’impegno intrapreso dal governo italiano con il ricorso all’arbitrato internazionale».
Sulla stessa lunghezza d’onda, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, su Facebook: «La strategia del governo è quella giusta. Andiamo avanti, certi che anche la conclusione del procedimento di arbitrato porterà alla soluzione definitiva auspicata dall’Italia».
Latorre, ormai rimessosi dall’ictus che lo ha colpito nell’agosto 2014, ha ringraziato il presidente Mattarella, la ministro Pinotti e «tutti gli italiani che non mi hanno abbandonato e che resteranno sempre nel mio cuore». La sua compagna Paola Moschetti si è rallegrata perché «si è spezzato un circolo vizioso». Ora, ha aggiunto, «avremo più tempo per recuperare una vita normale».
Sulla scia di quanto stabilito il 26 maggio su indicazione del Tribunale dell’Aja per l’altro marò Salvatore Girone, i giudici indiani hanno accettato di modificare le condizioni della libertà provvisoria di Latorre, che aveva un permesso in scadenza il 30 settembre, richiedendo in cambio impegni scritti e il rispetto di alcune regole di comportamento.
Si tratta di una conclusione annunciata, perché già il 20 settembre, quando l’istanza italiana era stata presentata, l’additional sollicitor general Narasimha si era detto d’accordo per questa soluzione. Ma la Corte aveva comunque preteso da parte del governo un impegno scritto. Al termine dell’udienza, l’ambasciatore Lorenzo Angeloni, presente in aula, e i legali dello studio Titus che hanno assistito i due marò fin dall’inizio, si sono rallegrati per il risultato, che ha tutta l’aria di poter essere interpretato come la fine di un braccio di ferro italo-indiano sullavicenda che ha deteriorato le relazioni bilaterali negli ultimi quattro anni e mezzo.
La decisione apre una parentesi molto ampia nella vicenda processuale legata a quanto avvenuto nel febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, quando la petroliera Enrica Lexie, su cui Latorre e Girone svolgevano compiti di sicurezza, ed il peschereccio St.Antony, furono protagonisti di un incidente in cui morirono due pescatori. Il relativo dossier è infatti, su iniziativa italiana a cui l’India