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(ANSA) – ROMA, 09 FEB – Chi era davvero Laura Antonelli? Lo
racconta il documentario di Bernard Bédarida e Nello Correale, “Laura Antonelli, La diva malinconica”, prodotto da Tipota Movie
Company in collaborazione con Rai Documentari e con il sostegno
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD),
in onda domani 10 febbraio su Rai 3. Un ritratto dagli inizi
della sua vita alla sua scomparsa, a Ladispoli, il 22 giugno
2015. Proveniva da una famiglia di sfollati istriani, profughi
in giro per l’Italia nell’immediato Dopoguerra. Ambiziosa e
intraprendente, grazie anche a una bellezza indiscutibile,
approda a Roma all’inizio degli anni 60 e insegna educazione
fisica. Grazie al suo aspetto estremamente fotogenico arrivano
le pubblicità televisive, i primi fotoromanzi e alcuni piccoli
ruoli cinematografici. Nel 1972 quello di Angela La Barbera nel
film “Malizia” di Salvatore Samperi, che oggi compie 50 anni e
che le valse il David di Donatello e il Nastro d’Argento come
miglior attrice protagonista. Fortemente voluta dal regista,
Laura Antonelli, che aveva appena girato “Il merlo maschio”, con
Malizia sbanca i botteghini. Da quel momento la sua vita
personale ed artistica non sarà più la stessa. Finiscono le
interpretazioni serie, come l’intrigante Gradiva di Giorgio
Albertazzi. Sono gli anni della vita mondana, del successo e
delle copertine dei rotocalchi. I viaggi da Roma a Parigi e a
Londra, i flirt veri e presunti, il grande amore con Jean-Paul
Belmondo. Per Luchino Visconti era “la donna più bella
dell’Universo”, i maggiori registi italiani Risi, Comencini,
Bolognini e Scola se la contendevano. Le viene così cucita
addosso la pelle del sex-symbol. Quando smette di recitare ha solo 50 anni. Il documentario è
arricchito dalle testimonianze di molte personalità del mondo
del cinema che hanno recitato con lei, tra cui Jean-Paul
Belmondo – nella sua ultima e toccante intervista – Giancarlo
Giannini, Michele Placido, Claudia Gerini e Daniela Poggi, e
dagli aneddoti raccontati dagli pochi amici, Marco Risi,
Francesca D’Aloja, Ivan Pavicevac e Simone Cristicchi. (ANSA).
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