L’autonomia energetica “green” del Titano? Possibile, ma solo deturpando oltre 5 milioni di metri quadri di territorio … di Enrico Lazzari

Anche i sammarinesi, ormai, come i “cugini” italiani, si ritroveranno alle prese con uno degli inverni più problematici degli ultimi decenni. Sia per l’incertezza sulle forniture di gas ed elettricità (per le quali il Titano dipende pressoché al 100% dall’Italia e sui vaccini abbiamo potuto tutti valutare l’affidabilità italiana in caso di difficoltà) che per i costi delle stesse, per le quali il governo ha già annunciato un adeguamento delle tariffe che porterà l’ammontare delle prossime bollette a raddoppiare -anzi a più che raddoppiare- il costo sostenuto nello stesso periodo dell’anno precedente.

I sammarinesi si preparino nella consapevolezza che, quando gli aumenti confermati entreranno in bolletta, se lo scorso anno il costo del gas era di -ad esempio- 200 euro al mese, quest’anno sarà di 420 euro; mentre se quello dell’energia elettrica era di 100 euro, quest’anno sarà di 270 euro. Ognuno faccia i suoi conti e si prepari al salasso, magari prendendo consapevolezza che una razionalizzazione dei consumi diviene oggi importante, sia per una presa di coscienza sull’utilizzo delle energie che per i bilanci familiari.

All’annuncio del governo è partita, c’era da giurarci, la strumentalizzazione. Una strumentalizzazione, come al solito, sterile e populista, ma insensata perchè, con le casse pubbliche “vuote”, ogni aggravio di costi sarebbe comunque ricaduto indiscriminatamente sulla comunità sotto forma di nuove tasse o nuovi costi. Quindi, come ho già spiegato la settimana scorsa su queste stesse pagine (clicca qui) spalmare equamente sui consumi l’aumento appare come la soluzione migliore, perchè va a premiare in forma diretta e concreta i comportamenti virtuosi e a punire quelli dissoluti.

E ciò come principio, ovviamente. Poi, un legislatore attento, trovandosi di fronte alla fornitura di un servizio essenziale, introdurrebbe dei “correttivi” rivolti alle classi più deboli come, ad esempio, famiglie monoreddito, famiglie numerose, genitori singles ecc., magari richiedendo, per l’accesso ai benefici, semplici autocertificazioni e affidando a successivi controlli la congruità e fondatezza di quanto dichiarato. In tal modo, il principio del paga di più chi non adotta comportamenti virtuosi è tutelato al pari del corretto accesso di tutti al servizio oggi divenuto quasi un lusso, al pari della Ferrari.

Ma non solo… Predisporre un sistema simile per il caro energia potrebbe divenire, fin da subito, una base per un ulteriore sistema di sicurezza sociale, grazie alla Smac: si potrebbe affiancare, alla classica carta sconto, una seconda Smac, ad esempio, sociale, da consegnare a determinate categorie di cittadini e sulla quale il rimborso delle imposte incassate -direttamente o indirettamente- dallo Stato su quelle transazioni -bollette comprese- siano ben superiori a quelle standard. Ma questa è un’altra storia e come tecnicamente arrivare al risultato sta ai tecnici delle Segreterie di Stato competenti e non a me, che posso al limite lanciare idee che reputo sensate. Razionali…

Tornando al tema energia, oggi i sammarinesi pagano l’irrazionalità “green” degli anni e dei governi scorsi. Ricordo quando ci si vantava, in Repubblica, dell’obiettivo di diventare la prima nazione al mondo ad emissioni zero. O, meglio, visto che l’energia elettrica prodotta dal fossile è importata e non prodotta in territorio, a impatto zero…. Un obiettivo che potrebbe venire centrato quest’anno, se l’Italia bloccasse le forniture… Un rischio remoto ma che non è possibile escludere anche alla luce di uno studio reso noto nei giorni scorsi da, se non erro, Nomisma, i cui tecnici consigliavano agli italiani di dotarsi di stufe a Gpl o legna in previsione di blackout elettrici e nelle forniture del gas.

Se avessimo sviluppato il fotovoltaico, replicherà qualcuno, magari dal fronte degli integralisti green, non avremmo oggi problemiBalle! La risposta, a questi, è semplice: proprio l’utopia del fotovoltaico contribuisce a inasprire gli effetti di questa crisi energetica. 

Il Titano ha un fabbisogno annuo di oltre 285 milioni di kw/h di energia elettrica, ovvero di 285 Gigawatt/ora. Ai quali vanno aggiunti oltre 52 milioni di metri cubi di gas, pari ad altri 556 Gigawatt (1 mc di gas corrisponde a 10,69 Kwh di energia). Quindi, per centrare l’utopico obiettivo “green”, le emissioni zero, il Titano dovrebbe produrre 841 Gigawatt/ora di energia, sostituendo in toto il gas con l’elettricità.

Calcolatrice alla mano, cos’, su deduce che mediamente dovrebbe produrre 96.000 Kwh ogni ora, giorno e notte, estate e inverno… 96 MegaWatt ogni ora. Ora, fingiamo -e lo fingiamo, perchè la produzione oraria varia sensibilmente sia nelle diverse fasi del giorno e della notte che nelle diverse stagioni- che con il fotovoltaico la produzione di energia sia costante giorno e notte, estate e inverno.

Quanti pannelli servirebbero per produrre 96 MW ogni ora, considerando che, secondo recenti studi, la resa media annua di un pannello solare, nel centro Italia, è di circa il 15% della potenza nominale dello stesso? Semplice… Dovremo avere pannelli con produzione nominale di 6,67 volte superiore. Quindi, pannelli solari per un totale di 640 MW/h che, vista la necessità di minimo 8 metri quadri per ogni kilowatt, occuperebbero (vi risparmio il procedimento per giungere al risultato) 5.120.000 metri quadrati. Ovvero 5,12 Km quadrati… Per capire: una “striscia” di pannelli lunga 10 km e larga mezzo chilometro; o lunga 5 km e larga uno…

E tralasciamo l’impatto e l’ingombro che avrebbero gli accumulatori necessari a fornire energia anche nelle ore in cui i pannelli non la producono o a non “sprecare” la stessa nelle ore in cui ne producono più del necessario…

Vi sembra quindi verosimile affrontare la crisi energetica e pensare ad una non dipendenza energetica del Titano grazie alle energie “green”? Ciò non significa, ovviamente, che anche il fotovoltaico non possa fare la sua parte, ma potrà essere una parte di soluzione e non, da solo, la soluzione.

Si pensi, ad esempio, che il solo termovalorizzatore di Acerra produce 600 milioni di kilowattora di energia elettrica ogni anno (quasi 70 MW ogni ora), più del doppio del fabbisogno sammarinese relativo alla sola energia elettrica e i tre quarti del consumo totale (elettricità e gas) dei Megawatt di energia consumati annualmente sul Titano. Ciò significa che un termovalorizzatore installabile in qualche ettaro di territorio, può produrre la stessa energia di quattro chilometri quadrati di pannelli solari…

Sarà il caro bollette a determinare una presa di coscienza nella popolazione, nonché nelle forze politiche e sociali, fino ad ora “incantate” dall’utopia, dall’irrazionale integralismo ambientalista che oggi tutti, famiglie e imprese sammarinesi, si apprestano a pagare? Speriamo di sì…

Enrico Lazzari