L’autorevolezza dell’Italia. Cosa è cambiato … di Sergio Pizzolante

Renato Brunetta dice una cosa forte.
Adesso, quando si riuniscono i capi di governo europei, Draghi non è quello più potente ma, certamente, quello più autorevole.
Che risposta dareste alla Gruber, ai Formigli e alla loro combriccola di ospiti fissi, Travaglio, Giannini, Mieli, Scanzi, Severgnini, ect, quando si chiedono se è cambiato qualcosa fra Draghi e Conte?
È cambiato che di fronte ai Commissari e ai funzionari europei che pasticciavano, diffidenti verso l’Italia, sul Recovery Plan, Draghi chiama la Von der Leyen e risolve in pochi secondi.
È cambiato, dice Brunetta, a ragione, che i 210 miliardi di debito che abbiamo fatto nell’anno che è passato, non compromettono la credibilità e la sostenibilità economica dell’Italia, perché l’Europa e i mercati si fidano di Draghi. Della possibilità di ripagarli con la crescita.
È cambiato che prima si parlava di soldi da spendere, oggi, invece è chiaro a tutti che le riforme sono più importanti dei soldi. Che senza cambiare fisco, giustizia, burocrazia, non ci sono soldi. Ne futuro.
È cambiato che prima i capi della Lega, del Pd, dei 5 stelle, decidevano, adesso si azzuffano sulle chiusure alle 22 o alle 23, quando è chiaro a tutti che fra qualche settimana saremo oltre le 23.
È cambiato che fra un mese, messo in sicurezza settantenni e ottantenni, i morti crolleranno e tutti torneremo a respirare e a vivere.
È cambiato che Conte non si occupa più dei soldi dell’Europa ma di quelli di Casaleggio e
associati. I debiti dei deputati grillini verso Rousseau, sono di 430 mila euro o di 140 mila?
Chissà, lasciamo che se ne occupi l’avvocato del popolo.
È cambiato che con il Recovery Plan abbiamo fatto un contratto di 6 anni con l’Europa.
Che nessuno potrà cambiare.
Riforme e soldi. Senza le quali l’Italia va in default. Con le quali l’Italia può ripartire. È ripartirà forte. Credeteci.
È cambiato. Tutto è cambiato.
Sergio Pizzolante