Trattative in corso tra Palazzo Chigi e Bruxelles per avere il via libera a un intervento con garanzia pubblica per puntellare il capitale di Mps. Il vice presidente della Commissione Ue Vladis Dombrovskis: “La ricapitalizzazione precauzionale è possibile”. Stabile lo spread, in ripresa euro e sterlina. Si allontana il rialzo dei tassi Usa.
MILANO – Le banche trainano il rimbalzo di Piazza Affari in scia alle parole del premier Matteo Renzi che assicura una soluzione positiva “per correntisti e risparmiatori”. Di più: sulla questione bancaria, il presidente del consiglio dei ministri ha attaccato la Germania, perché “la vera questione sono i derivati delle banche tedesche”. I titoli del credito tirano quindi un sospiro di sollievo e dopo il tracollo di inizio settimana provano a consolidare il rimbalzo della vigilia: Milano rimbalza dell’1,5% mentre vola ancora Mps nel giorno del cda straordinario che discuterà il piano da 10 miliardi per i crediti in sofferenza. Nel resto del Vecchio continente Londra sale dell’1,1% come Parigi, mentre Francoforte recupera lo 0,9%.
A sostenere gli aquisti contribuiscono anche i verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve degli scorsi 14 e 15 giugno: dal documento è emerso che i vari governatori hanno considerato “prudente” aspettare ad alzare i tass per vedere gli effetti dati dall’esito del referendum in cui il 23 giugno scorso il Regno Unito ha deciso di lasciare l’Unione europea. La banca centrale Usa sarebbe comunque pronta a una stretta, ma solo dopo il verificarsi di tre condizioni: un’accelerazione della crescita economica, una continua creazione di posti di lavoro e un aumento dell’inflazione nel medio termine verso il target di crescita annuale del 2%. Il mercato resta convinto che l’inflazione non si riprenderà e che dunque a fine luglio non ci sarà alcuna stretta. Stando ai future sui Fed Funds, usati dagli investitori per scommettere sulle mosse di politica monetaria, le probabilità di un rialzo a dicembre sono solo al 14%. Gli investitori provano quindi a ignorare i segnali deludenti in arrivo dalla Germania, dove la produzione industriale a maggio è scesa dell’1,3% congiunturale e dello 0,4% su anno.
Tornando al fronte bancario italiano, il governo sta cercando di trovare una soluzione europea dopo l’arrivo di una lettera Bce indirizzata a Siena, con la quale si chiede di fare pulizia di una decina di miliardi di sofferenze dal bilancio, nell’arco di un triennio. La notizia ha abbattuto il titolo Mps, capace di scendere rapidamente sotto il miliardo di capitalizzazione ai nuovi minimi storici. Ieri, però, l’azione ha rimbalzato (+6%), anche grazie allo stop alle vendite allo scoperto da parte della Consob. A sostenere la ripresa – come detto – sono le trattative in corso tra Palazzo Chigi e Bruxelles per avere il via libera a un intervento con garanzia pubblica per puntellare il capitale della banca senese. In questo senso dalla Ue è arrivato un segnale di apertura con il vice presidente della Commissione Vladis Dombrovskis che detto: “La ricapitalizzazione precauzionale è possibile”, ovvero esiste uno spiraglio nella direttiva sul bail in.
Il perno dell’operazione potrebbe tornare ad essere il fondo Atlante, già intervenuto sulle banche venete, rafforzato con un’iniezione di capitale da 5-6 miliardi che gli permetta di acquistare alcuni pacchetti di sofferenze dal Monte e garantirne l’eventuale aumento di capitale che si rendesse necessario in caso di svalutazioni eccessive di quegli stessi crediti scaduti. Anche lo scudo da 150 miliardi aperto con l’approvazione della Commissione per fornire immediata liquidità è pronto ad attivarsi: potrebbe servire per garantire l’emissione di bond convertendi che avrebbero effetti sulla patrimonializzazione dell’istituto toscano. Ieri è
In attesa di questi sviluppi (il tempo stringe anche perché a fine mese l’Eba pubblicherà gli stress test che potrebbero essere negativi per Mps), i mercati internazionali si preoccupano ancora di digerire il difficile esito del referendum Uk sull’uscita dall’Unione europea. Complice l’instabilità del mondo del credito europeo (non solo le banche italiane, ma anche quelle estere sono vendute in questi giorni), nelle ultime sedute è tornato il clima cupo nelle sale operative. Un clima che ha il suo rovescio nella corsa dei beni rifugio, come l’oro (il lingotto con consegna immediata vale 1.367,78 dollari l’oncia) e i titoli di Stato più redditizi: il bund decennale tedesco è scambiato a un tasso negativo dello 0,17%, mentre i Btp italiani rendono l’1,25% con lo spread a 142 punti base. La sterlina mostra qualche segno di recupero ma resta sui minimo dal 1985 sotto 1,30 contro il dollaro. L’euro, invece, passa di mano a 1,0194 dollari e 111,76 yen. Secondo Moody’s, però, è “improbabile” che nel dopo Brexit ci sia un’ondata di default di società non finanziarie europee. Tuttavia il settore immobiliare britannico è sottosopra: quattro fondi del real estate hanno scelto la via del congelamento, sotto la pressione degli investitori che chiedevano di uscire.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha terminato la seduta in calo in scia al perdurare dell’incertezza sugli effetti della Brexit, una dinamica che ha portato la valuta giapponese ad apprezzarsi progressivamente sul dollaro e la sterlina: l’indice Nikkei lascia sul terreno lo 0,67%, cedendo poco più di 100 punti a quota 15.276.24. Lo yen torna ad oscillare su quota 100 sul biglietto verde, mentre la sterlina negli scambi valutari in Asia è ancora ai minimi in oltre 30 anni. Ieri sera, la seduta a Wall Street è finita in rialzo e sui massimi di giornata. Dopo una mattinata in ribasso, gli indici americani hanno saputo invertire rotta ignorando le forti perdite registrare sulle Piazze europee: il Dow Jones ha guadagnato lo 0,44%,
l’S&P 500 è salito dello 0,54% e il Nasdaq ha aggiunto lo 0,75%. Le quotazioni del petrolio sono in lieve
rialzo con i contratti sul greggio con scadenza ad agosto che guadagnano 45 centesimi a 47,88 dollari al barile.
La Repubblica.it