In questo momento dove molti aspettano solo la fine: fine di un sistema, fine di un governo, fine dei giochi, con una visione prospetica spesso prossima allo zero, ho molto apprezzato la presa di posizione ed il movimentismo dell’Anis nonché delle altre associazioni rappresentative delle categorie produttive (siano esse turistiche, professionali o industriali).
Gli industriali, gli imprenditori e in generale la San Marino che produce deve prendere in mano la situazione e dare il proprio contributo con il pragmatismo che la contraddistingue onde spezzare l’immobilismo offerto dalla politica e dal pachidermico apparato che nonostante non sia più supportabile non vuole morire, non vuole trasformarsi, non vuole evolversi in qualcosa di più funzionale ed utile.
Non è il momento dove un’ideologia può portarci da qualche parte, s’è visto fin troppo bene dove ci hanno portato le ideologie: paese incapace di evolversi ed incancrenito fino al suicidio sulle vecchie logiche economiche e clientelari.
Come un bambino che non sa cosa sia meglio per il proprio benessere, San Marino ha bisogno e necessita di essere sorretto dalla propria colonna portante, che è la categoria produttiva in largo senso considerata; categoria che ha una visione della situazione mondiale, della crisi, delle possibili soluzioni e il relativo pragmatismo per adottare soluzioni rapide. Si sente dire quotidianamente da membri del governo e non che San Marino deve cambiare, deve puntare sull’economia sana, deve reinventarsi e attrarre capitali che vogliano investire e non riciclare; sono perfettamente d’accordo su questo, a patto che si approntino gli strumenti per renderlo realtà. Non possiamo sperare di essere di supporto alla struttura che crea gettito e posti di lavoro, qual è l’impresa, se si continuano a varare leggi mal scopiazzate dall’Italia che introducono nuovi vincoli, nuovi obblighi, nuovi uffici, nuovi certificati da presentare; non possiamo sperare che il sammarinese di 30 anni investa su se stesso se l’alternativa di sperare in un posto da dipendente privato, o ancor meglio pubblico (dato che nonostante il blocco delle assunzioni la PA sta continuando ad assumere in modo scientificamente discriminatorio) è rischiosa, aleatoria, disincentivata dallo stato con ogni mezzo.
Il governo dovrebbe creare le condizioni all’economia per svilupparsi in una via virtuosa e deve necessariamente farlo togliendo paletti, vincoli, poteri concessori del burocrate di turno, fare impresa da noi dovrebbe essere un gioco e non un gioco al massacro; lo stato deve controllare dall’esterno senza interferire e sanzionare i trasgressori, se vi sono, utilizzando le risorse prodotte a vantaggio di tutti, anche di quelli che criticano gli imprenditori per partito preso dimenticandosi che fare impresa significa creare posti di lavoro e gettito fiscale per pagare buchi di bilancio, stipendi, pensioni e sanità, tutto insomma.
In un paese che và alla deriva è giusto che la classe produttiva e le sue menti migliori diano il proprio contributo in maniera sussidiaria per supplire alle lacune dello stato e del governo anche nella cura dei rapporti con l’Italia, nella progettazione del futuro e nella creazione di una San Marino più snella, flessibile, onesta, ma soprattutto produttiva dove il lavoro torni ad essere un principio indiscusso del sistema.
Alfredo Manzaroli alfredomanzaroli@omniway.sm