Le mani fragili del destino (l’editoriale di David Oddone)

I riflettori del mondo sono puntati su due figure che, se non fosse per il peso dei propri ruoli, apparirebbero come personaggi di una tragica commedia. Donald Trump, un ex presidente con alle spalle un cospicuo bagaglio di accuse legali, e Joe Biden, l’attuale presidente la cui lucidità mentale è messa costantemente in discussione. Il recente faccia a faccia organizzato dalla CNN ha portato alla ribalta la drammatica realtà di una politica americana in cui i destini del mondo sembrano appesi a un filo sottile, tirato da mani poco affidabili.

Il dibattito ha evidenziato l’incapacità di entrambi i candidati di offrire una visione convincente per il futuro. Trump, con la sua inclinazione a divagare e la sua tendenza a evitare risposte coerenti, ha solo accentuato le critiche sulla sua capacità di governare. Dall’altra parte, Biden ha mostrato segni di affaticamento e incertezze, alimentando ulteriori dubbi sulla sua idoneità a mantenere la carica più alta del Paese.

Eppure, è proprio in tale contesto che si celebra, quasi con paradossale ironia, il ruolo degli Stati Uniti come baluardo della democrazia e della libertà nel mondo. Una democrazia che, tuttavia, ha perseguitato figure come Julian Assange, colui che ha osato rivelare i segreti più oscuri dell’establishment. Assange è stato costretto a dichiararsi colpevole per evitare una condanna a vita: un atto che rammenta tristemente l’abiura di Galileo Galilei davanti all’Inquisizione, costretto a rinnegare le sue scoperte per salvare la pellaccia.

Un parallelismo tanto affascinante quanto allarmante. Galileo, il genio che osò sfidare il dogma della Chiesa, fu costretto a rinnegare le sue scoperte scientifiche sotto la minaccia della tortura. Allo stesso modo, Assange, moderno martire della libertà di informazione, ha dovuto piegarsi a un sistema giudiziario che evidentemente punisce la trasparenza e premia l’opacità. Entrambi sono simboli di una lotta contro un potere che teme la verità più di ogni altra cosa.

Gli Stati Uniti, quindi, nella loro doppia veste di protettori della democrazia e di persecutori di chi la vorrebbe difendere, si trovano paradossalmente nella medesima posizione dei censori che perseguitarono Galileo. Come quei vecchi inquisitori, costringono coloro che osano sfidare il proprio dominio a sottomettersi.

E così, tutte le volte che celebriamo ed esaltiamo la democrazia occidentale rispetto alle altre, non possiamo fare a meno di riconoscerne le sue ombre, quelle stesse ombre che hanno oscurato la vita di uomini come Assange.

“Eppur si muove”. Una frase, una minaccia per i potenti, che ammonisce come nonostante tutto, la ricerca della verità continui a muoversi, inesorabile e indomabile.

 

David Oddone

(La Serenissima)