
Le parole d’odio
L’inversione del senso dell’umano.
Ha ragione Claudio Cerasa.
Non c’è imparzialità ne umanità in chi in nome dell’imparzialità e dell’umanità usa parole d’odio verso gli ebrei.
Perché di questo si tratta.
Usare, verso Israele, in accusa di Israele, parole come genocidio, sterminio, deportazione, apartheid, è terribile. Terrificante.
Genocidio, sterminio, deportazione, apartheid sono parole che hanno un significato solo: odio razziale mortale verso un popolo.
Uccidere, con uccisioni di massa, programmate, organizzate, per eradicare dalla faccia della terra un popolo, quello ebraico.
O i neri in Sud Africa con l’Apartheid.
Significa dichiarare inferiore, peggio che animale o peggio, infetto, un popolo.
E non sono teorie.
Gli ebrei sono stati oggetto di genocidio, sterminio, deportazione… davvero.
80 anni fa. In Europa. In Italia e in Germania soprattutto.
E il 7 ottobre è in quella scia.
Ed è spaventoso, spaventoso, che oggi si attribuisca agli Ebrei di deportare, sterminare, uccidere per questioni di razza.
È una violenza atroce.
È un classico della cultura totalitaria. Di destra e di sinistra.
Attribuire agli altri le colpe proprie.
Attribuire al nemico il peggio di se stessi.
Era così col nazismo.
Era così con lo stalinismo. Stalin era un maestro.
Sono veleni della storia che scorrono nelle vene del presente.
Lo vedo nelle piazze, nei Talk, nelle università.
Dappertutto.
Non ci manca solo memoria, non è solo assenza di memoria. È assenza di umanità raccontata come desiderio di umanità.
Il disumano in nome dell’umano. Il peggio di noi.
Perché tutto si può. Anche essere in disaccordo con l’azione di Israele a Gaza. Si può essere in disaccordo( io lo sono!) con Netanyahu. Si può essere in disaccordo con la politica di Israele degli ultimi 15/20 anni. Io lo sono.
Ma se vedo nelle piazze usare le parole genocidio, deportazione, sterminio, contro gli ebrei, io sto contro quelle piazze.
Senza se e senza ma.
Inorridisco.
Perché qui siamo oltre le colpe delle guerre.
Qui siamo alla inversione del senso dell’umano.
E della ragione.