Le radici del Putinismo … di Sergio Pizzolante

Ci sono molte chiavi di lettura per capire la guerra di Putin, contro l’Ucraina e attraverso l’Ucraina contro l’Europa, l’Occidente. Perché lo ha deciso, quando. Ci sono questioni economiche, dicono alcuni, il gas, i gasdotti , ma è una lettura non accorta, la Russia era già il principale fornitore di gas dell’Europa e, in modo particolare, delle due principali industrie manifatturiere europee, la Germania e l’Italia. Ci sono questioni politiche internazionali, la NATO, l’ingresso dell’Ucraina in Europa, ma non è così, non solo così. Nelle settimane precedenti all’invasione, tutti i leader occidentali che hanno interloquito con Putin gli hanno offerto di tutto per evitare la guerra. Compreso il non ingresso dell’Ucraina in Europa e nella NATO.
Il “tavolo delle trattative”, oggi tanto invocato dai “pacifisti” era apparecchiato e Putin era seduto a capo tavola. Ha deciso lui di farlo saltare in aria. Facendo una cosa inimmaginabile dopo la Seconda Guerra Mondiale: invadere un Paese democratico in Europa.
Perché lo ha fatto?
Intanto, diciamo quando. Ha una sua connessione con il perché.
Sergey Markov, uno dei massimi politologi russi, a lungo consigliere politico di Putin, qualche giorno fa, nella trasmissione di Formigli, ha rivelato che la decisione è stata assunta nell’agosto del 2021. Diversi mesi prima l’invasione del 24 febbraio 2022.
Molti mesi prima i dialoghi pre guerra con Macron e gli altri leader e molto prima degli allarmi degli americani sulla possibile aggressione.
Cosa era successo nell’Agosto del 21?
Gli americani e la coalizione internazionale si erano da poco ritirati dall’Afghanistan.
L’Occidente, che voleva, un tempo, esportare la democrazia nel mondo aveva consegnato i bambini e le donne afghane ai Talebani. La democrazia si arrendeva alla tirannia. Era la prova delle democrazie in crisi. Del passo indietro. L’America si ritira, l’Europa è debole e divisa, in Occidente attecchiscono con una facilità sorprendente, populismo e sovranismo. Era arrivato il momento, quindi. Per fare cosa?
Ricostruire il Grande Impero. Putin d’altronde lo diceva da anni. Non solo nei suoi discorsi in Patria. Anche nei consessi internazionali. Da oltre 10 anni Putin racconta al mondo quello che vuol fare. Mentre il mondo gli stringe la mano e gli compra il gas.
Il mondo non reagirà pensa. Le democrazie non sono in grado di reagire. Sono finite, molli, corrotte, immorali nei costumi.
Il Grande Impero, la Madre Patria russa. È il disegno egemonico in Patria e di espansione nel
Mondo.
Timothy Snyder, grande storico americano lo racconta già nel suo libro, del 2018, “la paura e la ragione”, ci racconta un Putin che celebra in Patria il filosofo fascista Il’in, e lo cita in tutti i suoi discorsi nel mondo. Il filosofo bianco russo, vissuto ai tempi di Lenin e suo avversario, che si rifugiò a Berlino, dopo la Rivoluzione di Ottobre.
Il filosofo considerava il Duce di Roma una speranza per il mondo corrotto e considerava Hitler un difensore della civiltà contro il bolscevismo. Aveva una visione religiosa e totalitaria della Madre Patria Russa, uno spirito, che salverà il mondo, “il male”, scrive Il’in, “inizia dove inizia la persona”, “la nostra individualità dimostra soltanto che il mondo è difettoso”.
“Ciò che crea libertà, la democrazia liberale, è il male”.
Vedeva la propria nazione come virtuosa, “pura ed oggettiva”. Innocente, minacciata dal nemico esterno. Nazione che deve essere difesa da un “uomo forte”, un “redentore”. Capace di creare un “legame sacro con il popolo”.
“Le leggi e le istituzioni sono barriere corrotte fra il leader e il popolo”.
La democrazia? “Il voto deve unire la nazione in un gesto di sottomissione”.
È la Russia di Putin, che celebra Il’in, che teorizza la fine della democrazia liberale e dichiara guerra all’Europa.
In nome della Madre Terra Russa.
Lo dice esplicitamente nel suo discorso di annessione del Donbass, e aggiunge che l’Ucraina non esiste come nazione e in nome della Madre Terra Russa entra addirittura in polemica con Lenin, colpevole di aver riconosciuto l’autonomia dell’Ucraina.
È l’Impero di Il’in contro la Rivoluzione di Lenin. Siamo lì.
Si occupa del rapporto stretto fra l’azione politica di Putin e il pensiero di Il’in, Olga Strada, figlia di Vittorio Strada, uno dei più grandi slavisti europei. Lo fa in un libro appena pubblicato e recentemente recensito da Il Foglio.
Ricorda, Olga Strada che nel discorso del 30 settembre 2022, Putin dice: “Se considero la Russia come la mia Patria, significa che amo, rifletto e penso secondo lo spirito russo, canto e parlo in russo; ho fiducia nelle forze spirituali del popolo russo. Il suo spirito è il mio spirito; il suo destino è il mio destino; le sue sofferenze sono il mio dolore, il suo rigoglio è la mia gioia”.
E la citazione di una frase del testo di “Per una Russia nazionale”. Il “manifesto del movimento russo’”, redatto da Il’in nel 1937.
Nel suo ultimo discorso Putin attinge a Il’in con larghezza: “Qui voglio parlare del carattere del nostro popolo. Si è sempre distinto per generosità, ampiezza d’animo, misericordia e compassione”.
E aggiunge: “La Russia imperiale non ha mai denazionalizzato le sue minoranze etniche, a differenza, ad esempio, dei tedeschi in Europa occidentale”.
È ancora il pensiero di Il’in.
Il quale, incredibile, prevedendo la fine dell’Unione Sovietiva, diceva: “Dobbiamo essere preparati al fatto che i fautori dello smembramento della Russia cercheranno di portare avanti la loro azione ostile e insensata anche nel caos postbolscevico, presentandola in modo insidioso come il massimo trionfo della ‘libertà’, della ‘democrazia’ e del ‘federalismo’,
perché le popolazioni e le etnie russe si estinguano, gli avventurieri amati di carriera politica prosperino, i nemici della Russia trionfino. Dovremo essere pronti a questo, in primo luogo, perché la propaganda tedesca ha investito troppi denari e sforzi nel separatismo ucraino (e forse non solo ucraino); in secondo luogo, perché la psicosi della pseudo ‘democrazia’ e del pseudo ‘federalismo’ ha incorporato ampie cerchie di ambiziosi post-rivoluzionari e carrieristi; in terzo luogo, perché il mondo che si muove dietro le quinte, determinato a smembrare la Russia, verrà meno alla sua decisione solo di fronte al totale tracollo dei suoi progetti”.
Scritto nel 1950! “E così, quando, dopo la disfatta dei bolscevichi, la propaganda mondiale lancerà nel caos panrusso lo slogan ‘Popoli dell’ex Russia, separatevi!’, ci troveremo di fronte a due possibilità: la prima che in seno alla Russia prenderà piede una dittatura nazionale russa, che afferrerà le ‘redini’ del po- tere nelle sue forti mani, disattiverà questo fa- tale slogan e condurrà la Russia all’unità, tron- cando tutti e ogni genere di movimento separa- tista nel paese”. È ancora Il’in. Ma anche Putin.
Attingo sempre dalla ricerca di Olga Strada.
Il’in immagina un Impero, uno Stato: “Questo stato dovrà prima di tutto creare una nuova linea difensiva da Ovruc a Kursk e poi attraverso Char’kov a Bakhmut e Mariupol. Di conseguenza, sia la Grande Russia che la Re- pubblica del Don (Donskoe Vojsko) dovranno fare fronte comune contro l’Ucraina. Entrambi i paesi confinanti sapranno che l’Ucraina è dipendente dalla Germania ed è il suo satellite”. “Da tutto ciò si evince che il piano volto allo smembramento della Russia ha il suo limite nel reale interesse della Russia e dell’umanità intera”.
Chi racconta che la guerra sarebbe iniziata otto anni fa nel Donbass, si rilegga queste parole.
Il Donbass era il pezzo della Grande Russia che doveva far fronte comune contro l’Ucraina dipendente dalla Germania nazista allora.
La somiglianza con il racconto attuale sulla denazificazione dell’Ucraina è impressionante.
Putin voleva prendersi il Donbass, non ci è riuscito e ha invaso l’Ucraina, sperava di sbrigare la pratica in una settimana, mettendo a capo del Paese delle “persone perbene”. Non ci è riuscito e ha scatenato una guerra criminale, una distruzione di massa, un genocidio.
D’altronde, come si può costruire, ricostruire, un Impero, se non si riesce ad eliminare un ex attore a Kiev?
Come si può riaffermare lo spirito superiore della Madre Terra Russa, se le “molli e decadenti” democrazie europee ed occidentali non si arrendono?
Mi sembra tutto molto chiaro.
Sergio Pizzolante