«Lecito sparare ai ladri in casa» Un italiano su due è d’accordo

pistolaLA SICUREZZA è una delle tematiche di maggiore allarme per gli italiani. Era così già nei sondaggi effettuati negli anni ‘70, circa 50 anni fa. Questa era sentita come una delle maggiori problematiche su cui si chiedeva al Governo di intervenire. In questo mezzo secolo che è trascorso, con l’arrivo dei flussi di immigrazione, la tematica è diventata sempre più forte e spesso ci si rifugia nel facile binomio «criminalità -extracomunitari». Nella realtà i dati Istat non dimostrano questo, ma la percezione degli italiani è diversa e la sensazione di insicurezza ha raggiunto un allarme tale da confondersi a volte con l’ossessione collettiva di sentirsi sempre in pericolo. È così infatti che risponde il 57% della popolazione alla domanda se nell’ultimo mese ha vissuto almeno una situazione in cui si è sentito a rischio microcriminalità. Questo comportamento, ovviamente, genera atteggiamenti emotivi che qualche volta sono giustificabili, altre meno.
IL CASO del cittadino di Vaprio d’Adda, nel milanese, che ha sparato contro un ladro che pare fosse entrato in casa sua, uccidendolo, ha riacceso il dibattito su un tema sempre in cima alle richieste dei cittadini. In particolare, al di là di come gestire le situazioni di pericolo ci si chiede qual è il limite consentito dalla Legge in una situazione in cui si avverte una minaccia. Su questo argomento le opinioni degli italiani possono sembrare apparentemente contraddittorie: il 58% è contro la possibilità di concedere il porto d’armi in maniera facile, dovrebbe essere accordato solo a chi fa un lavoro a rischio, al contempo, però il 52% del campione intervistato da IPR Marketing afferma che è giusto sparare se un ladro entra in casa. Se si interpretano questi dati in maniera critica si giunge alla consapevolezza che non sono affatto contraddittori e che probabilmente le opinioni degli italiani sono più razionali delle procedure previste dalla legislazione. Al di là del sentirsi sicuro o meno, l’omicidio del ladro avvenuto nel milanese pone l’attenzione sulla legittima difesa e sui limiti.
Pertanto l’opinione prevalente focalizza l’attenzione, più che sulla reazione del cittadino, sulla possibilità che gli è stata concessa di detenere una pistola, probabilmente senza nessuna formazione per gestire una situazione di pericolo. Dall’altra parte, invece, gli italiani assolvono il cittadino che ha sparato, ritenendo che si tratti di legittima difesa, anche se dai contorni dell’effettivo rischio di vita ancora poco chiari. Insomma gli stessi soggetti che non lo condannerebbero per l’omicidio commesso si interrogano sulle procedure che gli hanno permesso di poter utilizzare una arma da fuoco. È interessante notare un altro dato: il 58% del campione dice che, in possesso di una pistola, si sarebbe comportato nella stessa maniera del cittadino di Vaprio D’Adda, cioè avrebbe sparato contro il ladro, ma il 77% non ha mai pensato di richiedere il porto d’armi, né prende questa richiesta in considerazione per il futuro.
ADDIRITTURA il 52% ritiene che avere un’arma in casa possa essere di rischio per lo stesso proprietario e per la sua famiglia, e un altro 31% teme di aver paura di sparare, anche se aggredito.
Ciò che gli italiani ritengono che sia giusto fare, invece, è un programma di formazione psicologica e comportamentale diretto a chi può possedere un’arma. Per il 67% la concessione del possesso dovrebbe essere accompagnata da un approccio formativo e continuativo finalizzato alla gestione dei momenti critici. Insomma gli italiani comprendono il comportamento di chi ha sparato ma vorrebbero procedure più severe per la concessione del porto d’armi.

Resto del Carlino