Legge sull’editoria. Prima l’art.15 viene respinto per disattenzione poi ripresentato come 16bis, si scatena la bagarre e viene ritirato. Figuraccia per Belluzzi.

belluzzi,Colpo di scena all’articolo 15, “Operatore dell’informazione inviato presso la Repubblica di San Marino”, che dopo un dibattito sulla non opportunità dei paletti richiesti agli inviati di testate straniere, non viene approvato (10 voti contrari, 3 favorevoli). Rete e Su-C10 avevano proposto poco prima, con due emendamenti simili, di eliminare interamente il testo.

Per Zeppa di Rete l’articolo 15 è medioevale: “Si vanno a dare pratiche di accreditamento- stigmatizza il commissario- e non ci può stare se a San Marino viene un giornalista di inchiesta che dovrebbe invece potersi tutelare. Gli si chiede di accreditarsi, mettere in moto consulta e segreteria, gli si dice che non può restare a San Marino più di 20 giorni, è un modo di cacciare il giornalismo di inchiesta perché a qualcuno ha fatto molto male, ma ad altri ricordo che ha aperto gli occhi. Ricordo come il giornalista di Report non abbia comunicato la sua presenza in Repubblica per intervistare Vendemini e non credo che la Gabanelli avrebbe dovuto farlo. Si evitano in altri modi servizi falsi, questo è un passo indietro per il giornalismo di inchiesta”.

Il commissario Podeschi, Upr, mette in guardia dai rischi connessi a tale articolo: “Capisco lo spirito, ma un conto è accreditarsi per eventi istituzionali, un conto accreditarsi per fare informazione in uno Stato, c’è il rischio di andare contro convenzioni internazionali sulla libertà di informazione, forse in Corea del Nord si chiede qualcosa di simile agli inviati”.

Per il segretario di Stato Belluzzi si tratta di “preoccupazioni eccessive” perché “le considerazioni fatte- ovvero voler limitare l’accesso a chi fa giornalismo d’inchiesta- non mi erano passate neanche per l’anticamera del cervello”. 

Approvato l’articolo 16, “Il Freelance”, il segretario Belluzzi accende gli animi dei commissari di minoranza, riproponendo l’articolo respinto pochi minuti prima, il 15 che sarebbe diventato il 16 bis, come emendamento. Luca Santolini, C10: “Mi sento preso in giro, è la ripresentazione di un articolo bocciato con un’altra numerazione, è una cosa ridicola”. Zeppa, Rete: “Ripresentarlo come emendamento è una presa in giro, anche se il regolamento lo può prevedere. La non attenzione verso questa legge dei commissari di minoranza è bassa o menefreghista, perché 10 persone hanno votato contrari e 3 favorevoli, e se un articolo è stato bocciato per disattenzione poi si ripresenta per emendamento è una presa in giro”. Podeschi, Upr: “Il regolamento prevede che gli emendamenti possano essere presentati in ogni momento, ma mi sto molto scocciando, fino a questo momento avevamo tenuto un atteggiamento propositivo, ora farò ostruzionismo. Non sapete nemmeno cosa state discutendo voi della maggioranza, avete rimediato una figuraccia già il 30 aprile, vi dovete vergognare”.

Viste le reazioni, il segretario Belluzzi chiede di ritirare l’emendamento integrale, ma di poter essere inserirne solo il comma 1 per definire che “rientra nelle funzioni della Consulta elaborare un regolamento per i giornalisti che si accreditano in Repubblica come inviati”. I lavori sono sospesi di nuovo per definire un nuova versione dell’emendamento così come definito dal segretario. Ma anche la nuova versione scontenta la minoranza. Zeppa, Rete, insiste: “Prendetevi le vostre responsabilità, volete fare una forzatura per disattenzione, gli escamotage li potete fare con decreto”. Per Podeschi, Upr, anche in questo modo si rischia la censura internazionale. 

Belluzzi decide alla fine di ritirare del tutto l’emendamento anche se si tratta di “un’occasione persa per poter raccogliere contatti con testate importanti”. Il segretario auspica quindi che i lavori riprendano con un “atteggiamento costruttivo”.