Legge urbanistica regionale, interrogazione del consigliere Marco Mastacchi (Borgonzoni presidente rete civica progetto E-R): «Questa legge stravolge la pianificazione urbanistica comunale. Chiediamo la modifica al fine di renderla operativa in tempi di epidemia da covid oltre alla proroga dei termini»
Bologna, 15 maggio 2020 – “Con la nuova legge urbanistica regionale (L.R. 21 dicembre 2017 n. 24, in vigore dal 1 gennaio 2018)”, si legge nell’interrogazione all’Assemblea legislativa della Regione presentata oggi dal consigliere Marco Mastacchi del Gruppo Borgonzoni presidente – Rete Civica progetto Emilia Romagna, “non si è realizzato un semplice aggiornamento ma un vero e proprio stravolgimento nella pianificazione urbanistica comunale”. Infatti, nella legge 24, sono previsti tempi certi e brevi per i comuni affinché si dotino di un nuovo piano urbanistico – il PUG sostitutivo di PSC, RUE e PRG – e si adeguino alla nuova pianificazione urbanistica; poi, scaduti i termini senza che i comuni abbiano predisposto il nuovo piano, decadono tutte le previsioni in espansione dei precedenti piani.
“In questo contesto di estrema difficoltà per gli effetti della pandemia COVID-19, chiediamo sia valutata l’opportunità di modificare la suddetta legge al fine di renderla operativa esclusivamente su aree densamente popolate mentre sulle restanti (zone collinari o montane), prevedere invece una normativa più calzante alla realtà e – prosegue Mastacchi – di attivare una moratoria di almeno due anni per la L.R. 24/2017 oltre a una proroga dei termini”.
Il consigliere del Gruppo Borgonzoni presidente – Rete Civica progetto Emilia Romagna, interroga altresì la Giunta per sapere se siano state valutate le minori entrate sui bilanci comunali e previste norme compensative; in che misura l’impatto economico potrà avere ricadute negative per cittadini e imprese e la verifica della sostenibilità a livello giuridico della legge in quanto lesiva di diritti acquisiti. Aggiunge alcuni dettagli: “La L.R. 20/2000 è stata abbandonata precocemente perché giudicata troppo complessa nonostante i notevoli esborsi finanziari sostenuti dai comuni per dotarsi nel frattempo di un PSC, un RUE e in alcuni casi anche il POC; tale radicale cambiamento si è inserito in un periodo di profonda crisi economica e sociale ed è stato accentuato da svariate difficoltà procedurali e tecnologiche che gli Enti hanno comunque dovuto affrontare; inoltre, il nuovo orientamento urbanistico oltre a creare disorientamento tra gli operatori risulta esser maggiormente calzante per risolvere dinamiche e problematiche delle realtà urbane più densamente popolate e comunque più articolate e complesse, se non addirittura esclusivamente di realtà metropolitane; infine, che il nuovo impianto normativo non rispecchia la realtà italiana in cui la proprietà è fortemente “parcellizzata” e gli immobili appartengono ai singoli proprietari e difficilmente raggiungerà l’obiettivo auspicato della “rigenerazione urbana”.
Nell’interrogazione sono menzionati alcuni esempi di Regioni “virtuose” come Lombardia e Piemonte, che hanno avuto un approccio molto più pragmatico in tema di consumo del suolo senza stravolgere le proprie discipline di governo del territorio. Per funzionare efficacemente, la “rigenerazione urbana” auspicata richiederebbe – si legge sempre nel testo – importanti modifiche alle norme sull’edilizia, che tuttavia solo il Legislatore nazionale può operare; l’attuale emergenza epidemiologica dovuta al diffondersi del virus COVID 19 ha reso ancor più drammatica la situazione nel settore delle costruzioni e l’esigenza di un rilancio dell’edilizia non può ora trovare freni a livello regionale o locale dovuti alla realizzazione dell’ennesima normativa di settore; non ultimo, l’azzeramento delle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti avrà il solo effetto di far crollare ancor più repentinamente e drammaticamente i valori immobiliari, ipotecari e collaterali.