Mattia Feltri ha sottolineato, in un suo Buongiorno, che per quest’anno, alla festa-concerto del Primo Maggio non si è parlato di lavoro. Di chi fa la badante in nero, dell’immigrato clandestino pagato 2 euro all’ora, per 14 ore al giorno, da chi è contrario all’immigrazione clandestina, dell’immigrato che sfrutta l’immigrato per farsi accettare da chi odia gli immigrati. Non si è parlato dei runners che fanno 300 consegne al giorno per guadagnare meno del dipendente pubblico a casa a stipendio pieno.
Non si è parlato di lavoro, al Primo Maggio, sarà per la prossima volta.
Si è parlato di diritti. Meglio, ne ha parlato Fedez, gridando allo scandalo per il tentativo di censura. Verso un “artista”.
De Gregori ci ha messo trent’anni per guardarsi allo specchio e riconoscersi artista.
Poteva tranquillamente farlo 30 anni prima, lui si.
Fedez vuole poter esprimere la libertà di pensiero dell’artista e fa un comizio. Contro un partito politico. Seppur maldestramente( molto!) , quelli della Rai gli spiegano( male!) che una cosa è esprimere una opinione a sostegno di una legge, di un’idea, un’altra è fare un comizio. Se tutti i cantanti avessero fatto un comizio non ci sarebbe più stato il concerto, “l’arte”, no?
Però la sinistra italiana si affida a Fedez. Per i diritti, contro l’omofobia. Alcune “opere d’arte” di Fedez, di qualche anno fa, avevano contenuti omofobi? Tutto dimenticato.
Si possono citare frasi omofobe, terribili, orribili, di altri, quelle di Fedez sono perdonate.
Ha fatto “autocritica”, come nei bei tempi che furono. La sinistra sa dimenticare. Perché ama i diritti, odia l’odio, le parole non corrette, i comportamenti non corretti. Prendete i 5 stelle, sistematicamente, nell’Aula della Camera, si riunivano in coro contro i parlamentari del Pd: ladri, ladri, ladri. Oppure: Bibbiano, Bibbiano, Bibbiano. Venivano accusati di mercimonio di bambini. Una cosetta così. Da lì, all’alleanza strategica per i diritti e per le buone maniere. Notevole.
Ma la sinistra che non sa odiare, che vuole ci sia un magistrato, magari della corrente amica, che giudichi penalmente le parole di chi odia, se in quel momento non è suo amico o alleato, un Fedez o un Grillo, è quella che ha buttato le monetine a Craxi. Che ha debellato, da Tangentopoli in poi, le forze laiche e socialiste, i leader riformisti e liberali, accusati di essere tutti ladri. È quella sinistra che si autodefiniva superiore, diversa, sul piano culturale, politico, morale.
E che vuole adesso regolare, penalmente, ogni pretesa di superiorità, con la legge Zan. Inizi da se stessa.
Per esempio, dica qualcosa su se stessa, sulla propria storia, di quando definiva “pidocchi” coloro che manifestavano un dissenso al proprio interno. O di quando l’Unita era ossessionata “dall’ubriacone” Saragat, poi Presidente della Repubblica. O di quando definivano Turati, “social fascista”, “putrido riformista”.
Oppure dicano qualcosa a Piero Vereni, professore di antropologia all’Università di Tor Vergata, che nel 1993 era uno studente neolaureato e tra i componenti della folla accalcata all’esterno dell’hotel Raphaël che lanciò le monetine contro il leader del Psi. Il quale dice anche adesso:”L’uccisione rituale del sovrano è una pratica comune a tutte le culture, di tutti i tempi. Quella sera, per parlare spiccio, stavamo facendo fuori il re, e in questo non c’è nulla di male o di sbagliato”. E ancora: cosa sarebbe successo se lo avessimo fatto a pezzi sul serio, se l’avessimo magari mangiato a brani (era grande e grosso, ce n’era per tutti)?”.
Secondo Vereni quel giorno bisognava avere il coraggio di andare fino in fondo, ammazzare Craxi “gettare le sue (mi immagino lunghissime) budella…”.
Facciamo una legge? Che dice Zan?
Ecco, sono opinioni terribili. Ma non possono essere regolate dal diritto penale. Ma dalla ribellione civile. Dal cuore e dalla testa e dal sangue di chi si rifiuta di considerare tanto odio, tanta ottusità, miseria umana, nella propria vita e nella propria comunità e nel proprio Paese.
Ecco. Questa è la mia morale. E il Pd non ha titoli per fare la morale a nessuno. In materia di odio e discriminazione. La faccia a se stesso.
Sergio Pizzolante
