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Un viaggio “nel quale ripartiamo da noi, dall’idea che, insieme, possiamo vincere l’oscurità” di anni difficili, dalla pandemia alla guerra. E’ fra le chiavi di lettura, dice Leo Gassmann all’ANSA, del suo secondo album in studio, La strada per Agartha, in uscita dal 24 febbraio su tutte le piattaforme digitali e in formato fisico (Virgin Records/Universal Music Italia), a tre anni dal primo, Strike, che era arrivato sull’onda della sua vittoria nel 2020 di Sanremo Giovani con Vai bene così. Anche stavolta Gassmann ha portato prima il suo percorso al Festival, con Terzo cuore (scritta fra gli altri insieme a Riccardo Zanotti del Pinguini tattici nucleari, coautore anche di un’altra delle 14 tracce dell’album, la pop rock Volo rovescio) e per la serata dei duetti il medley con un artista “che per me è un amico e un maestro”, Edoardo Bennato: “Insieme abbiamo scritto anche un inedito che probabilmente uscirà più avanti”. Gassmann ha affrontato il suo secondo Sanremo “con più maturità, sapevo già quanto sarebbe stata intensa l’emozione che si prova, ma il festival ogni volta ti sorprende. Lo avevo lasciato – spiega il musicista, classe 1998 – da ragazzo e ci sono tornato da giovane adulto, ma il festival non smette mai di colpire il nostro cuore e il nostro stomaco”. Ispirato nel titolo dal romanzo fantasy Il Dio fumoso (1908) di Willis George Emerson e il regno sotterraneo da lui immaginato, Agarthi, il concept album dà forma al sogno “di far musica con i propri amici per comunicare in una maniera diversa, cercando altre sonorità rispetto a quelle a cui siamo abituati”. Ad aprire e chiudere l’album è la voce di Massimo Dapporto, con la versione rivisitata da Giancarlo Scarchilli ad hoc di una sua poesia che fa da intro: “Ascoltare Massimo mi commuove, ripenso subito anche a mio nonno. E’ un uomo che mette il cuore in quello che fa, gentile di un’umiltà immensa, dal quale ho imparato tanto. Con quelle parole è come se tornassi bambino, mi fa credere per un attimo che esista un mondo senza guerre, disparità dove si è liberi di essere quello che si è”. Poi si prosegue con “gli incontri lungo il disco che accompagnano idealmente nella scoperta della bellezza della musica”. Un viaggio al quale partecipano, oltre a Zanotti, artisti come Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale co-autore del brano “Siamo a metà”; Giovanni Caccamo che firma uno degli inni intimi dell’album, “La mia libertà”, mentre in quello finale, “Figli dei Fiori c’è il cantautore indiano Raul Kamble. Con la band britannica Will & The People, Gassmann realizza in inglese “Without You”: “Ha fatto emergere un mio modo di esplorare la musica e viverla completamente diverso – sottolinea – in italiano esce più la mia parte speranzosa, e allegra, in inglese viene fuori di più anche la mia introspezione”. Gem Archer e Andy Bell, rispettivamente chitarrista e bassista di Noel e Liam Gallagher e J. Sharrock batterista dei Gorillaz suonano in ‘Maledizione’. Inoltre il giovane cantautore si immerge in canzoni che ama, riproponendo con Edoardo Bennato in “Io vorrei che per te”, ‘Lunedì’ con L’Ennesimo e con Matteo Costanzo “In un addio”. E c’è l’omaggio a Lucio Dalla con ‘Caro Lucio’: “A me cantarla dà speranza, anche in questo periodo nel quale non ce n’è tanta in giro. E’ stato importante scriverla, ci ho lavorato in un periodo in cui mi sentivo molto solo e quando succede capita spesso che la musica mi salvi. Avevo appena finito di ascoltare L’anno che verrà e ho pensato di rispondere a quella lettera, a quel capolavoro della musica italiana. La mia canzone non cerca di eguagliarne la bellezza, ma c’è dentro tutta la mia riconoscenza e il mio amore per Dalla”. Per Gassmann luoghi come Sanremo o i talent sono “macchine meravigliose dove si può imparare tanto ma che pongono anche dei rischi. Non si parte pensando alla popolarità quando costruisci un sogno. Per me la cosa più importante è cercare di arrivare a tante persone diverse, creare una bella intesa umana”.
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