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  • L’eredità della memoria (l’editoriale di David Oddone)

    La memoria, facoltà che consente di preservare gli accadimenti trascorsi, di conferire continuità all’individualità e di apprendere dall’esperienza vissuta, si rivela al contempo una delle maggiori debolezze umane. Non si configura come un archivio immutabile, un deposito statico di nozioni, bensì un processo dinamico e selettivo, esposto a continue trasformazioni, alterazioni, smarrimento. Tale instabilità della reminiscenza, anziché essere un difetto, è una peculiarità connaturata alla sua essenza, un meccanismo adattivo che permette di focalizzarsi sul presente e di indirizzarsi verso l’avvenire. Ciononostante, la deficienza di memoria, sia essa parziale o completa, transitoria o perenne, depriva l’individuo di una porzione fondamentale di sé, del legame con il mondo circostante, dell’abilità di attribuire senso all’esistenza. La sua dispersione, l’obliterazione del pregresso, può generare ripercussioni disastrose per la società, conducendo alla reiterazione di sbagli, alla perdita di valori, alla frammentazione del contesto sociale. Ma la memoria non è unicamente oblio. È anche riedificazione, riesame, rielaborazione del trascorso alla luce del presente. Ogni qual volta si rievoca un avvenimento, lo si ricostruisce in parte, lo si modifica, lo si arricchisce di nuove sfumature, lo si adegua all’attuale stato d’animo e alle presenti cognizioni. L’attitudine a rimodellare il passato è essenziale per la crescita personale, per l’idoneità a superare i traumi, a imparare dalle mancanze, a conferire un nuovo significato alla propria vicenda. Nondimeno, tale capacità può altresì essere fonte di deformazioni, di chimere, di ricordi fallaci. La memoria diviene un terreno fertile per la manipolazione, la propaganda, la revisione storiografica. Per tale ragione è indispensabile esercitare un discernimento critico sui ricordi, raffrontarli con altre fonti, interrogarsi sulle loro origini e sulle possibili interpretazioni. La salvaguardia della memoria, sia individuale che collettiva, è una responsabilità capitale per ogni aggregato sociale. Conservare documenti, monumenti, testimonianze del tempo andato, promuovere l’indagine storica, sono azioni imprescindibili per assicurare la continuità dell’identità. Ma non si tratta unicamente di custodire il passato. Si tratta altresì di interpretarlo, di comprenderlo, di dialogare con esso, di estrarne insegnamenti per l’oggi. La memoria non è un museo impolverato, piuttosto una fonte vitale di sapienza, di ispirazione, di mutamento. Mai come in questo periodo, in cui la storia pare ripetersi, diviene essenziale l’utilizzo della memoria come strumento per evitare di incorrere nuovamente negli stessi errori. La ciclicità degli eventi, infatti, pone costantemente di fronte a scelte analoghe a quelle affrontate dalle generazioni precedenti. Solo attraverso la conoscenza e la comprensione del passato si possono discernere i pattern che si ripetono e prendere decisioni più consapevoli per il futuro. Non è forse nella corretta fruizione della memoria la chiave per un domani differente, non condannato a replicare le ombre di ieri?

    David Oddone

    (La Serenissima)