Descrive quel sottobosco di illegalià in cui si è consumata l’ultima tragedia sul lavoro
Un lavoratore ha inviato alla CSdL una lettera sul fenomeno del lavoro nero e degli infortuni sul lavoro, che abbiamo deciso di rendere pubblica, in quanto riteniamo sia molto significativa e rappresentati fedelmente la parte più oscura del mondo del lavoro sammarinese. Questa lettera descrive anche nel dettaglio situazioni di lavoro irregolare e di “caporalato” presenti in particolare nel settore delle pulizie. Ciò è di particolare importanza e interesse, tenendo conto che la vittima dell’ultimo infortunio mortale, Luciano Perfetto, lavorava (sempre in nero) per un’azienda di pulizie, che impropriamente svolgeva su commissione anche altre tipologie di lavoro. In sostanza, descrive quel sottobosco di illegalità all’interno del quale, poco meno di un mese fa, si è consumata questa ultima tragedia sul lavoro.
Salviamo questi nuovi schiavi
“Con l’ultimo incidente mortale sul lavoro, sento il dovere di proporre col cuore pieno di amarezza una riflessione su quanto accaduto. Credo lo sappiano tutti che moltissime aziende si servono di qualche impresa di pulizie compiacente per fare il cosiddetto “facchinaggio”. È un modo semplice per adibire questi lavoratori ad ogni tipo di attività, sempre in nero, per periodi più o meno lunghi. Per le imprese che fanno questa attività, il facchinaggio è diventato il fatturato maggiore (anche se poi quelli hanno il forfetario, le imposte non le pagano). Per il reclutamento, questi imprenditori senza scrupoli vanno a pescare in tutti i luoghi dove vi è bisogno, difficoltà, disagio sociale, clandestinità.
Questi lavoratori sono sottoposti ad orari di lavoro massacranti e vengono pagati sul pugno con cifre irrisorie, mentre gli imprenditori gonfiano il proprio portafogli. Il fatto che desta maggior stupore è che queste imprese svolgono con lavoratori in nero tutta una serie di servizi anche per la pubblica amministrazione. La favola che viene propinata, dicendo che quella persona si “trovava per caso in quel posto, dove attendeva un amico”, si può ritenere palesemente falsa; sono tutti ricattati per raccontare il falso. Normalmente sul posto di lavoro c’è un lavoratore regolare ed un certo numero di lavoratori in nero. Qualche anno fa ebbi modo di conoscere l’attività di una di queste imprese di San Marino, la quale in quel momento utilizzava circa quaranta lavoratori in nero, che operavano non solo a San Marino; ma è probabile che oggi siano ancora di più. Non è possibile in un paese civile consentire questi comportamenti; non si può permettere che alle persone venga soffocata la propria dignità e che vengano trattati come animali.
Se poi andiamo a vedere chi sono gli imprenditori che usano questi metodi, noteremo che bene o male sono sempre gli stessi (vedi i fatti successi con le licenze nel settore investigativo), che pare godano di una palese impunità. Sono quelli che pagano il “pizzo” o fanno “regali”, a tutto quel sottobosco che ruota in questo ambito, per ottenere lavori (anche nel privato). Sono quelli che alla domenica vanno a fare proselitismo porta a porta e durante la settimana commettono le peggiori nefandezze. Sullo stesso piano vanno messi i titolari delle numerose aziende che richiedono questi servizi; sanno benissimo che i lavoratori sono in nero, ma poiché sono dipendenti (si fa per dire) della ditta di pulizie, fanno finta di niente. Si può supporre che dopo questo ennesimo incidente siano corsi ai ripari, ed evitino momentaneamente queste attività per paura dei controlli, nella speranza che fra qualche mese ritorni tutto come prima. Controllare adesso non servirebbe a niente. Però non è pensabile che gli uffici competenti, che ben conoscono questi soggetti, non prendano i dovuti provvedimenti.
Un consiglio se mi è permesso; facciamo sì che il sindacato vigili il più possibile su questa situazione, anche con il coinvolgimento dei lavoratori. Chi sa parli; se in un’azienda vi sono situazioni di lavoro nero, facciamo in modo che il sindacato ne venga a conoscenza e prenda i provvedimenti adeguati. Purtroppo non si può sperare negli uffici pubblici, non sono in grado di garantire un bel niente e intanto si continua a morire tra i furbetti del quartiere.”
Un lavoratore