Lettere e messaggi romantici per riconquistare la ex… Ma per la giustizia è stalking!

Lettere d’amore, messaggi quotidiani, tentativi disperati di recuperare una relazione finita. Ma per la giustizia, non è amore: è stalking. A Castel Bolognese, un uomo di 46 anni è finito sotto misura cautelare con divieto di avvicinamento e braccialetto elettronico, dopo aver tempestato la ex compagna con continui messaggi e appostamenti non richiesti. Un comportamento che, pur privo di violenza fisica, è bastato secondo la Procura per configurare il reato di atti persecutori, previsto dall’articolo 612-bis del codice penale.

Tutto è iniziato lo scorso 9 marzo, quando l’uomo – incapace di accettare la fine della relazione – ha cominciato a scrivere alla donna ogni giorno: WhatsApp, lettere lasciate sull’auto, richieste insistenti di vedersi, espressioni di affetto ripetute fino all’ossessione. In un caso, si è anche presentato nei pressi di un supermercato frequentato dalla ex, tentando di attirarne l’attenzione con una scenata emotiva.

Non c’erano insulti, né minacce. Solo amore, almeno in apparenza. Ma insistente, pressante, totalizzante. La donna, sentendosi osservata e sotto costante pressione emotiva, ha denunciato un perdurante stato d’ansia e una sensazione continua di essere controllata, elementi ritenuti sufficienti dal giudice per configurare il reato.

Il pubblico ministero Stefano Stargiotti ha richiesto l’applicazione del braccialetto elettronico con divieto di avvicinamento, inizialmente accolto dal gip e poi sostituito con l’obbligo di firma bisettimanale.

Mercoledì mattina, l’uomo è comparso in tribunale a Ravenna per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Andrea Galanti. Difeso dall’avvocato Nicola Babini, ha scelto di non rispondere alle domande ma ha rilasciato spontanee dichiarazioni, dichiarandosi pentito e “sorpreso” del disagio provocato alla ex compagna.

Il giudice ha confermato la misura cautelare, ricordando che non servono minacce o aggressioni fisiche per parlare di stalking: anche un’attenzione costante e non corrisposta, se vissuta dalla vittima come oppressiva, può diventare penalmente rilevante. Ora il 46enne dovrà mantenere la distanza imposta, pena sanzioni più gravi.