L’Europa di fronte all’incubo dell’austerity (l’editoriale di David Oddone)

Nonostante mi sia sempre ritenuto “europeista”, non posso restare silente o non biasimare una Europa nella quale diventa sempre più difficile identificarsi.

Ebbene l’Europa si trova nuovamente di fronte a una crisi economica, ma questa volta l’incubo dell’austerity è pronto a farsi strada nei bilanci dei Paesi membri.

Per questo migliaia di persone sono scese in piazza a Parigi per protestare contro i piani dell’Unione Europea che prevedono tagli per 45 miliardi di euro nei bilanci nazionali già dal prossimo anno.

Gli otto sindacati francesi che hanno convocato la giornata di azione non erano soli. Sindacalisti provenienti da tutta Europa si sono uniti alla causa, manifestando contro l’austerity e a favore di aumenti salariali, pensioni dignitose e parità di genere. Si tratta di un forte grido di protesta che risuona in ogni Paese, e non possiamo ignorarlo. Neppure qui a San Marino, dove di questa Europa, ci accingiamo a far parte.

Il Congresso Europeo dei Sindacati (ETUC) chiede che la sospensione delle regole fiscali dell’UE sia estesa di un altro anno, dando spazio a un dibattito approfondito sulle conseguenze e sulle alternative ai tagli.

Non si tratta semplicemente di un appello a fermare l’austerity, ma anche a trovare un accordo che sia equo per i lavoratori, consentendo loro di recuperare il potere d’acquisto che hanno perso nel corso degli anni.

Il fatto che ben quattordici Stati membri siano costretti ad effettuare sforbiciate di bilancio o ad aumentare le tasse entro gennaio in base al “Patto di Stabilità e Crescita” è una chiara indicazione dell’entità del problema. Italia, Francia, Belgio, Spagna e altri dovranno affrontare tagli significativi, con cifre che fanno riflettere. Ad esempio, l’Italia dovrà tagliare 9,5 miliardi di euro, una somma che potrebbe finanziare quasi 327mila infermieri o oltre 392mila insegnanti!

Mentre le regole fiscali dell’UE erano state sospese nel 2020 per affrontare l’impatto economico del Covid, ora si prospetta la loro reintroduzione a partire da gennaio. Anche se sono previste proposte di cambiamento, le regole comporteranno comunque che i Paesi con un deficit superiore al 3% del PIL dovranno ridurre il loro disavanzo di bilancio di almeno lo 0,5% del PIL ogni anno. Una pillola a dir poco amara da ingoiare per i cittadini europei che già hanno subito i contraccolpi economici della pandemia.

Il Congresso Europeo dei Sindacati ha ragione a chiedere ai leader dell’UE di ripensare all’austerity 2.0. Dopo tutto, l’UE ha compiuto investimenti su larga scala attraverso il Fondo di Ripresa e Resilienza, che hanno permesso un recupero economico più veloce del previsto. Ciò dimostra che ci sono alternative all’austerity, e dovremmo esplorarle.

Abbiamo bisogno di un nuovo approccio economico che metta al centro il benessere delle persone e il futuro sostenibile del pianeta. Dobbiamo considerare l’opportunità di una maggiore condivisione dei prestiti europei e di una “golden rule” che favorisca gli investimenti pubblici.

Tale regola stabilisce quanto denaro un determinato Stato dovrebbe investire nelle sue infrastrutture pubbliche, come strade, ponti, scuole e servizi di pubblica utilità. La “regola d’oro” impone che gli investimenti pubblici siano mantenuti a un livello stabile e sicuro.

Il messaggio è chiaro: la politica che oggi vuole mettere in campo la Ue non è la risposta ai problemi. Dobbiamo imparare dagli errori del passato, quando l’austerity ha portato a meno posti di lavoro, salari più bassi e servizi pubblici carenti. E non possiamo evidentemente più permettercelo, considerando che molte persone hanno visto finire in fumo i loro risparmi negli ultimi anni.

A costo di essere tacciato di fare demagogia, rilancio quanto dichiarato dal Segretario Generale dell’ETUC, Esther Lynch: non possiamo consentire ai politici di chiedere ai cittadini più poveri di stringere la cinghia, mentre i più ricchi stappano lo champagne.

Tutto ciò mi porta, Segretario Beccari, a farle questa domanda: siamo sicuri che è quello che vogliamo per la Repubblica di San Marino?

 

David Oddone

(La Serenissima)