PERDE i pezzi l’accusa del governo di Tobruk che tre navi italiane abbiano violato in acque libiche. L’ipotesi è stata negata dal ministro della difesa Pinotti e dal ministro degli Esteri Gentiloni, ieri ad Algeri per un vertice con i colleghi egiziano e algerino. Secondo Gentiloni «quando si arriva alle fasi finali di una possibile intesa alla fine di una crisi, ci possono essere notizie più o meno infondate, manovre, addirittura provocazioni». In Libia ieri girava la voce – riferita da Rami Musa, freelance libico che lavora per l’Associated Press, che l’ha attribuita a «fonti nella guardia costiera libica» – che le navi avvisate dalla costa della Cirenaica fossero in realtà tre motovedette libanesi, in viaggio verso Tunisi. Chissà.
DI CERTO è dallo stesso fronte di Tobruk che arrivano smentite. «Prima di muovere l’accusa che tre navi da guerra italiane siano entrate nelle acque libiche – ha frenato Ibrahim Dabbashi, rappresentante permanente della Libia all’Onu – servono conferme, per ora non ho nessun riscontro. Non credo che le unità navali fossero italiane. L’aeronautica militare non ha gli strumenti necessari per identificare in maniera precisa la nazionalità delle unità navali che hanno sconfinato nelle acque libiche». E l’ambasciatore ha anche fatto capire chi abbia interesse. Qualcuno che voglia «trarre beneficio da posizioni nazionaliste», invece che favorire i rapporti tra la Libia e la comunità internazionale. «Non credo sia qualcuno del Parlamento – ha aggiunto –, ma qualcuno che fa parte dell’ambiente militare». Come dire, senza dirlo, il capo delle forze armate, Khalifa Haftar. Che sembra essere riuscito a rinviare il voto del parlamento di Tobruk, ma non a ottenere garanzie per un suo ruolo futuro. Il presidente del parlamento libico di Tobruk, Aquila Saleh, nei giorni scorsi ha offerto all’inviato dell’Onu, Bernardino Leon, la firma dell’accordo per la riconciliazione nazionale presentato lo scorso 8 ottobre in Marocco, in cambio di garanzie sulla permanenza del generale Haftar alla guida dell’esercito libico.
LEON ha rifiutato e ha rilanciato – per conquistare l’appoggio di Tobruk – proponendo di portare da 6 a 9 i membri del Consiglio di presidenza previsto nella proposta per un governo di unità nazionale respinta il mese scorso dai due parlamenti libici. Per ora il parlamento di Tobruk ha preso tempo. «La proposta – dicono fonti Onu – è da intendersi come finale». Ma finale era anche la precedente.
E se se si ridiscute l’accordo, Tripoli, già contraria, sarà ancora più contraria. «Se l’Europa non ci riconosce – ha detto ieri il portavoce del parlamento di Tripoli (Gnc), Jamal Zubia – ho già consigliato molte volte al mio governo di affittare le barche e di spedirli in Europa. Quando lo fece Gheddafi l’Europa era ai suoi piedi. Noi siamo responsabili, ma tenete presente che vi stiamo proteggendo. E la nostra pazienza ha un limite».
Resto del Carlino