Libia. Sfugge ad attentato il premier designato. Tripoli minimizza: solo spari in aria

premierIl premier designato del nascente governo di unità nazionale libico, Fayez al-Sarraj, sarebbe sfuggito a un attentato, ma la dinamica dei fatti è piuttosto confusa. Secondo quanto riportato dall’agenzia egiziana Mena che cita una “fonte ben informata”, il convoglio di auto su cui viaggiava Sarraj è finito ieri sera sotto il tiro di armi da fuoco poco prima di entrare a Misurata, a est di Tripoli. Fonti libiche a Tripoli hanno sminuito la gravità degli spari segnalati dall’agenzia egiziana Mena contro il convoglio di Sarraj: si sarebbe trattato solo di un individuo che, sparando “in aria”, ha cercato di attirare l’attenzione di uno dei suoi vice ed ottenere di essere ricevuto.

La versione riportata dai media libici è di altro avviso e molto circostanziata. Sarraj sarebbe decollato ieri con i membri del suo governo dall’aeroporto di Tunisi alla volta di Misurata. Prima di atterrare il suo aereo è rimasto in volo per due ore in attesa del permesso della torre di controllo dell’atterraggio, autorizzazione che stava per essere negata. Una volta sbarcato a Misurata, Sarraj si è trovato davanti un gruppo di oppositori al governo di riconciliazione nazionale. Dopo un’ora di scontri verbali il suo convoglio è riuscito ad uscire dall’aeroporto di Misurata e a recarsi a Zliten dove il premier ha partecipato a una cerimonia funebre per le vittime attentato di giovedì alla caserma dei cadetti della polizia.

Di ritorno da Zliten verso Misurata il convoglio si sarebbe imbattuto in un commando armato che ha aperto il fuoco contro le vetture. Gli aggressori armati si muovevano a bordo di cinque auto e, nonostante la sicurezza di Serraj avesse deciso di affrontarli rispondendo al fuoco, il premier designato e i suoi collaboratori sarebbero stati costretti a ritornare a Zliten per rifugiarsi in un luogo sicuro. Dopo qualche ora, Sarraj sarebbe riuscito a raggiungere l’aeroporto di Misurata in elicottero e a salire a bordo dell’aereo che lo avrebbe riportato a Tunisi, dove il premier designato aveva in programma anche l’incontro con la responsabile della diplomazia europea, Federica Mogherini, con l’Ue che si è impegnata a sostenere con 100 milioni di euro una nuova fase in Libia, “non appena il governo di unità nazionale assumerà le sue funzioni”.

Ancora diversa la descrizione dell’accaduto sul sito del Libya Herald, secondo cui non si è trattato di spari ma di un’ambulanza imbottita di esplosivo, individuata e fermata prima che raggiungesse l’aeroporto di Misurata. Le forze di sicurezza avrebbero inseguito il mezzo, spingendolo verso la periferia di Misurata, dove l’autista si sarebbe fatto esplodere senza fare altre vittime o feriti.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha sentito al telefono Sarraj esprimergli solidarietà, ha detto che il premier libico ha tenuto a circoscrivere la portata dell’episodio. Sarraj ha ammesso che l’insufficiente sicurezza sulla strada tra Zleitan e l’aeroporto di Misurata ha in effetti provocato la modifica e il ritardo del programma del convoglio presidenziale, ma ristabilite le condizioni di sicurezza il suo convoglio ha raggiunto l’aeroporto. Si è trattato, sottolinea Gentiloni, di un episodio che conferma la assoluta fragilità del quadro di sicurezza in Libia ma non di un attentato o di un attacco terroristico al premier designato. Nel corso del colloquio con Sarraj e di quello immediatamente successivo con il Rappresentante Speciale per la Libia del Segretario Generale ONU, Martin Kobler, Gentiloni ha rinnovato il pieno sostegno al percorso deciso nella conferenza di Roma e all’attuazione degli accordi di Skhirat e della Risoluzione n. 2259 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Bisogna dar vita quanto prima a un Governo di Accordo Nazionale e concentrarsi sulla comune lotta al terrorismo e sulla ricostruzione e pacificazione del Paese” ha detto il Ministro Gentiloni.

L’accordo per la creazione di un “governo di unità nazionale”, nella prospettiva della lotta all’Is, seguendo il piano proposto dalle Nazioni Unite, è stato firmato lo scorso 17 dicembre a a Skhirat, in Marocco, dai delegati del Congresso di Tripoli e quelli della Camera di Tobruk, i due parlamenti che si dividono il controllo della Libia. L’indicazione di Fayez al-Sarraj quale premier e di altre cinque personalità (i tre vicepremier Ahmed Maetig, Fathi Majbri e Musa Koni e i due ministri Omar Aswad e Mohamed Ammar) era venuta direttamente dall’Onu per la formazione di un comitato di presidenza. Ufficializzato con la firma dell’accordo, nell’organismo sono entrati altri tre esponenti politici, due in rappresentanza del Fezzan, il sud della Libia, e uno della Cirenaica, la parte orientale. Al comitato di presidenza spetta il compito di formare la lista dei ministri che costituiranno il governo vero e proprio che, entro 40 giorni dalla firma dell’accordo, dovrebbe insediarsi a Tripoli.

Ma l’attuazione dell’intesa è tuttora complicata dalle resistenze persistenti nei due campi. Un rallentamento contro cui si sono più volte espressi l’inviato Onu per la Libia, Martin Kobler, e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, protagonisti di primo piano del negoziato. Kobler e Gentiloni hanno ribadito anche dopo l’attentato di giovedì a Zliten l’importanza di una tempestiva attuazione dell’accordo, per rispondere alla minaccia del terrorismo con l’unità dei libici e procedere a una pacificazione

del Paese necessaria per contrastare la penetrazione dell’Is e proteggere dalle sue mire le risorse petrolifere.

Intanto l’agenzia libica Dinar Valley annuncia su Twitter: “Daesh (lo Stato Islamico, ndr) bombarda la principale centrale elettrica di Bengasi”.

Il Messaggero