L’inflazione a gennaio al 9,2% in zona Ocse in Italia scende al 10%

 Nella zona Ocse a gennaio 2023 l’inflazione è lievemente calata a gennaio, al 9,2%, contro il 9,4% del mese precedente mentre in Italia è scesa al 10% contro l’11,6% di dicembre. Cali dell’inflazione, precisa l’Ocse, sono stati registrati tra dicembre 2022 e gennaio 2023 in metà dei Paesi aderenti all’organismo parigino, contro due terzi tra novembre e dicembre.

I tassi più elevati vengono segnalati in Ungheria, Lettonia, Lituania e Turchia (oltre il 20% per i suddetti Paesi). Dopo il picco osservato a giugno 2022, anche l’inflazione dei prezzi dell’energia è continuata a calare al livello Ocse seppure ad un ritmo più lento rispetto al mese precedente, precisa l’organizzazione.

L’inflazione energetica ha raggiunto il 16,4% a gennaio 2023, il livello più basso dal marzo 2021, dopo il 18,2% di dicembre. Il calo dell’inflazione energetica, precisa l’Ocse, è un parte dovuta al cambiamento delle politiche di fissazione dei prezzi dell’energia nei Paesi Bassi (introduzione di un tetto ai prezzi dell’energia) e in Italia (calo dei prezzi regolamentati dei prodotti dell’energia). In calo anche l’inflazione dei prezzi alimentari, al 15,2% a gennaio, dopo il 15,6% di dicembre al livello Ocse. Secondo l’organizzazione parigna, l’inflazione alimentare e dell’energia continua tuttavia a rappresentare il “principale motore dell’inflazione in Francia, in Italia e in Giappone”. Nella zona euro, l’inflazione è scesa all’8,7% a gennaio contro il 9,2% dicembre. Nei Paesi del G20, il dato è invece rimasto sostanzialmente stabile, all’8,4%. 


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