L’inquietante, drammatica ombra dal passato di Andreas Lubitz, il pilota suicida della germanwings

andreas lubitzAveva 28 anni e 630 ore di volo alle spalle e sei mesi di stop nel training per diventare pilota causa depressione. Andreas Lubitz era il copilota dell’Airbus A320 della Germanwings caduto martedì scorso sulle Alpi francesi. La nazionalità del pilota è tedesca, è nato a Montabaur(Renania-Palatinato). Il comandante di bordo, secondo la ricostruzione che è stata fatta dagli inquirenti, era chiuso fuori e avrebbe tentato di rientrare nella cabina di pilotaggio. Il procuratore ha detto di non conoscere la religione del copilota. “Ma non credo che questa sia la pista da seguire”, ha detto facendo cadere ogni ipotesi di attentato.  Il capitano lavorava per la compagnia low cost Germanwings da maggio 2014 e aveva un’esperienza di oltre seimila ore di volo in Lufthansa e Condor. Il copilota aveva invece un’esperienza di 630 ore di volo e aveva cominciato a lavorare per Germanwings nel settembre 2013. Il copilota viveva a Monabaur con i suoi genitori e aveva una seconda casa a Düsseldorf. Aveva frequentato la scuola di volo della Lufhansa di Brema e faceva parte del club di volo LSC Westerwald, di cui era il membro più giovane. Durante la conferenza stampa tenuta dalla Germanwings in queste ore, si evince che Andreas Lubitz abbia sempre superato tutti i test, di salute e psicologici. E’ un evento unico per la compagnia tedesca, e si tratta di “un episodio individuale e tragico”, hanno detto.

La depressione – Andreas aveva preso lezioni di Brema e frequentato la Lufthansa Flight School. Nel 2013, quando era entrato alla Germanwings, aveva ottenuto anche il certificato d’eccellenza della Faa, l’organismo statunitense della sicurezza del volo ed era stato inserito nel prestigioso FAA Airmen Certification Database. Nello scorso autunno aveva preso il brevetto di pilota di aliante nel club “LSC Westerwald” in Renania, vicino alla sua città natale. Tuttavia c’è un ombra: sei anni fa aveva abbandonato per sei mesi il corso di formazione (aveva deciso di lavorare come assistente di volo) per poi riprenderlo successivamente. Secondo la madre di un’amica d’infanzia, nel 2009 era stato colpito da una grave forma di depressione, in gergo tecnico sindrome da burnout: una pesante reazione allo stato di stress che porta a maturare un innaturale senso di cinismo e indifferenza nei confronti del mondo circostante, persone comprese. Alla luce di questo fatto, che non gli ha impedito di diventare pilota professionista, sui fatti di martedì viene gettata una luce sinistra e si spiega, almeno in parte, come Lubitz abbia potuto decidere di far schiantare l’Airbus (è la versione del procuratore di Marsiglia) senza curarsi del destino di altri 149 innocenti. Libero